Sabato a Luogosanto, in un’assemblea pubblica molto partecipata tenutasi all’Auditorium Petr’Alluttu e caldamente richiesta dalla popolazione, si è cercato di fare un quadro della situazione relativa ai progetti di parchi eolici ricadenti sul territorio.
“Non siamo il Coordinamento contro la transizione energetica – ha ricordato Agostino Peru, portavoce del movimento spontaneo – la quale è assolutamente necessaria: ciò che mettiamo in discussione è la modalità in cui questa transizione sta avvenendo, con progetti calati dall’alto che prevedono l’installazione di mega parchi eolici o fotovoltaici”.
Ma cosa si può fare per fronteggiare questa speculazione? “La priorità è quella di bloccare tali impianti e spingere la Regione, attraverso la sensibilizzazione delle Amministrazioni locali, alla richiesta di una moratoria dei progetti. In secondo luogo è necessario stilare, in accordo con enti locali e comitati, un piano energetico regionale che tenga conto delle peculiarità dei territori e delle direttive europee non considerate – afferma Maria Grazia Demontis, attivista del comitato –. Le normative europee prevedono che l’installazione degli impianti sia prossima ai luoghi di consumo dell’energia prodotta, cosa che qui non avverrà visto che i sardi non ne usufruiranno”.
L’incontro, moderato dalla giornalista Daniela Piras, è stata l’occasione per precisare che, le tanto decantate direttive europee, non impongono la creazione di mega impianti industriali ma, anzi, inseriscono il concetto di “prosumers”. Ancora Demontis: “I prosumers sono figure che vedono coincidere produttori e consumatori, allo scopo di favorire e stimolare la creazione di comunità energetiche. Inoltre, nelle direttive si parla chiaramente di tutelare il paesaggio, la cultura, il suolo e la biodiversità”.
“È previsto un impianto anche in prossimità del sito archeologico di Barumini – ha detto Marta Tolar, referente del coordinamento nella commissione tecnica costituita in seno al Consiglio comunale di Tempio –. Tutto ciò è aggravato dalla mancanza di trasparenza riscontrabile quando si cerca di accedere ai progetti. Ne consegue una grande difficoltà a capire cosa realmente stia succedendo. La commissione ha lo scopo di vigilare sullo stato dei progetti gravanti sul territorio comunale e di muovere ogni possibile passo per contrastarli”.
Le immagini che scorrono sullo schermo riportano schemi di pale e basamenti, dimensioni, raggi, quantità di materiale utilizzato. Per una sola turbina si parla di almeno 1300 m3 di calcestruzzo per il basamento e di un ettaro di piazzola. “La Gallura non ha aree pianeggianti adatte a questo tipo di manovre – precisa Tolar –, di conseguenza sarà necessario manomettere ulteriormente il territorio per innalzare un parco di 6, 10 o 14 aerogeneratori”.
L’intervento del naturalista e cartografo Vittorio Angius ha sottolineato come l’Amministrazione locale stia da anni investendo su altri tipi di valorizzazione del territorio: “Il cammino di Santu Jacu, i sentieri Cai, le chiese campestri – spiega Angius, mostrando una simulazione in 3D da cui si evince come il monumento naturale di Monte Pulchiana potrebbe essere compromesso dalla presenza delle torri eoliche –. Stiamo parlando di pale alte 10 dieci volte il campanile della basilica di Luogosanto. Da Bassacutena se ne vedrebbero ben 25, da Luogosanto “solo” 11. I due percorsi di investimento non sono affatto complementari; anzi, la speculazione in atto precluderebbe la possibilità di qualsiasi altro tipo di sviluppo e valorizzazione del territorio”.
L’archeologa Angela Antona ha messo in evidenza come la zona attorno alle turbine eoliche sarà sottoposta a restrizioni per un raggio di 500 m. “In questa zona non sarà più possibile costruire, pascolare, e né coltivare. Sono aree che perdiamo definitivamente”.
Enrico Casini, guida ambientale cicloturistica, ha sottolineato quanto la Gallura sia meta di tour e viaggi da sempre, oltre che protagonista di un fenomeno di immigrazione in controtendenza da parte di numerose persone che scelgono di riabitare le aree rurali. “Che relazione ci sarà tra le nuove trasformazioni e il turismo?” si domanda. La risposta non è semplice poiché “Non si trovano esempi di situazioni del genere nel mondo, visto che in posti simili non hanno permesso la costruzione di tali impianti”. Ci sono esempi, invece, di ciò che accade nel resto del mondo. “Dall’Europa, all’isola di Nuntaket nel Massachusetts, al Messico, al Sud Africa, all’Islanda, all’Inghilterra – conclude Casini – numerosi sono gli studi sulle controindicazioni. Se vogliamo fare da cavie non abbiamo che da dirlo”.
“Potremmo essere invece esempio contrario e virtuoso – ha spiegato Gianni Monteduro, referente insieme a Marta Tolar nella commissione tecnica di Tempio – attraverso gli strumenti a nostra disposizione, quali una mappatura completa ed esaustiva di tutti i beni identitari, archeologici, culturali, paesaggistici della regione Sardegna e l’allargamento delle buffer zone”.
La strada da seguire è quella dell’apertura di tavoli di trattative. Prosegue Monteduro: “trattative forti tra enti locali e Regione e tra Regione e Stato. Un altro strumento da adottare è far valere lo Statuto autonomo sardo. Occorre anche analizzare le sperequazioni riguardo le quote di energia da produrre in Sardegna. Non è possibile che la Sardegna sia chiamata a produrre una quantità di energia capace di coprire il consumo di oltre 50 milioni di abitanti”.
Diversi gli interventi del pubblico in sala, preoccupato dal possibile scenario, che ha sollecitato il sindaco Agostino Pirredda, anch’egli presente, ad esprimersi al riguardo. “Noi siamo preoccupati quanto lo siete voi – ha affermato Pirredda – ma le Amministrazioni comunali sono disposte a rinunciare a quei benefici che i signori del vento propongono? Il ragionamento deve essere fatto a tutto tondo, le Amministrazioni comunali devono ragionare tutte allo stesso modo. Noi faremo le dovute opposizioni, ma non possiamo dire no a tutto. Se per ‘transizione energetica’ s’intende ciò che è stato rappresentato oggi è una catastrofe, ma di progetti ne stanno arrivando tanti. Uno dei progetti può essere anche compatibile con la valorizzazione del territorio. Il fotovoltaico andrebbe abolito, per me, ma se la transizione energetica deve essere portata avanti, gli impianti li dobbiamo fare, da qualche parte”. Mentre i suoi concittadini incalzavano per avere delle risposte chiare, il sindaco ha proseguito: “Noi adotteremo la nostra deliberazione a breve. Dobbiamo ragionare sui parchi eolici: se l’impianto eolico è identificato in una zona impervia, dove non c’è sviluppo turistico, lì può essere fatto. Dobbiamo raggiungere un compromesso…” Interrotto dalle contestazioni dell’Auditorium, il sindaco ha chiuso il suo intervento chiedendo quale sia l’alternativa. Gianni Monteduro ha provato a riassumergli in sessanta secondi le quasi tre ore di assemblea, elencando quale sia la strada più auspicabile da seguire: comunità energetiche finanziate al 100% dallo Stato, eliminazione dei contributi ai maxi impianti, creazione di produzione da fonte rinnovabile prioritaria su tutti i tetti, eventuale minieolico nelle zone industriali”.
“Se è fattibile, ben venga” ha concluso il sindaco Pirredda.