Buddusò. Arrivano i provvedimenti relativi ai fatti accaduti lo scorso dicembre a Buddusò. Durante le festività natalizie, all’interno di un bar del paese, in una serata ad alto tasso alcolico, all’improvviso uno degli avventori aveva tirato fuori una pistola, poi risultata essere una “scacciacani” a salve. L’autore del gesto, un pensionato originario del posto, il 74enne S.F., barcollante sulle proprie gambe, era uscito all’esterno ed aveva esploso alcuni colpi in aria suscitando paura tra tutti gli abitanti del vicinato.
L’uomo, non pago del gesto sconsiderato che aveva appena compiuto, era poi rientrato all’interno del bar, ma era stato immediatamente disarmato da un altro individuo ebbro, con il quale si era poi azzuffato scambiandosi alcuni schiaffi; nonostante il grave episodio e la presenza di diverse persone, molte delle quali pregiudicate, nessuno aveva richiesto un intervento da parte delle Forze dell’Ordine, ma anzi uno degli avventori stessi si era invece premurato di riprendere la scena con il proprio telefono cellulare ed aveva poi diffuso in rete alcuni filmati rendendoli così virali.
Proprio l’acquisizione dei video aveva poi consentito ai militari della caserma di Buddusò di intraprendere le prime indagini e poter così identificare i protagonisti dell’incresciosa vicenda; nell’immediatezza, l’anziano che aveva utilizzato l’arma a salve era stato deferito alla Procura della Repubblica di Sassari per violazione per il reato di “esplosioni pericolose”, avendo generato pubblico timore e pericolo per gli ignari abitanti della strada su cui si era verificato l’episodio; contestualmente, era stata deferita anche la persona che all’interno del bar – nonostante la situazione di potenziale pericolo appena creatasi – aveva continuato a servire bevande alcoliche a quei clienti che si erano mostrati in evidente stato di ubriachezza.
Considerata la gravità del fatto e tenuto conto che sarebbe stato opportuno procedere con un provvedimento urgente a tutela della pubblica tranquillità, i militari del Nucleo Operativo di Ozieri avevano richiesto al Questore di Sassari – Autorità Provinciale di P.S., sempre molto sensibile a certe dinamiche – l’emanazione di alcuni importanti di provvedimenti amministrativi ablatori; nei giorni scorsi, la Divisione Anticrimine e la Divisione di Polizia Amministrativa della Questura del capoluogo turritano, condividendo le proposte avanzate dall’Arma di Ozieri, hanno infine emesso tre importanti decreti: due a carico del responsabile delle esplosioni pericolose ed uno nei confronti dell’esercizio commerciale teatro dei fatti così descritti.
Il Comandante della Compagnia Carabinieri, quale Ufficiale di Pubblica Sicurezza presente sul territorio, era stato poi delegato alla notifica ed all’esecuzione dei provvedimenti.
Il bar in questione, a norma dell’articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, è stato chiuso con la sospensione della licenza all’esercizio per 30 giorni; mentre l’anziano che aveva esploso i colpi di pistola, oltre a dover rispondere davanti al Giudice della propria insensata condotta, è stato raggiunto dalla Misura di Prevenzione dell’Avviso Orale – un formale ammonimento ad assumere una condotta di vita conforme alla Legge – e dai rigori del D.A.C.UR., ovvero il cosiddetto DASPO Urbano: quest’ultimo è un provvedimento speciale che è stato recentemente introdotto dal Decreto Legge 14/2017 che disciplina le “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza nelle città e per la prevenzione dei disordini negli esercizi pubblici e nei locali di pubblico intrattenimento” e che vieta l’accesso e la libera fruizione di determinati luoghi pubblici o aperti al pubblico – appunto i locali di trattenimento come i bar, i ristoranti, le pizzerie o anche i circoli – ove si somministrano cibi e bevande.
La norma in questione, peraltro meglio conosciuta come “Decreto Minniti” dal nome del Ministro dell’Interno che la volle adottare nel 2017, impone a tutti i sottoposti – e così è stato anche per l’anziano buddusoino protagonista dei fatti descritti, il quale dovrà sottoporsi a tali rigori per i prossimi due anni – il divieto assoluto di accesso o anche di semplice stazionamento nelle immediate vicinanze di quegli esercizi pubblici di cui si è già fatto cenno; l’inadempienza del divieto, oltre a causare l’eventuale inasprimento delle prescrizioni, determinerebbe un’altra denuncia alla Procura della Repubblica.
L’Avviso Orale, il D.A.C.UR. e gli altri provvedimenti notificati sono degli importanti strumenti di dissuasione e di contenimento che l’Autorità di Pubblica Sicurezza – operando sul territorio tramite i suoi Ufficiali ed Agenti, quali sono anche i militari dell’Arma – impone come una più severa attività di controllo sulle persone che sono ritenute socialmente pericolose; tenuto conto della loro natura prevalentemente amministrativa/preventiva tali misure possono essere applicate indipendentemente dalla commissione di un precedente reato.
All’interno di un bar, sono intervenuti i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Sassari i quali, accompagnati dai colleghi della locale Stazione, hanno effettuato delle verifiche per il contrasto delle attività lavorative irregolari; anche in questa occasione sono state rilevate delle infrazioni di Legge, poiché è stata accertata l’installazione di un impianto di videosorveglianza non autorizzato e la barista ivi presente non era stata assunta con un regolare contratto di lavoro.
Purtroppo, anche in questo caso, inevitabili sono state le sanzioni penali ed amministrative: una denuncia all’Autorità Giudiziaria con la prescrizione a rimuovere le telecamere ed una sanzione amministrativa di oltre 7.500 euro per l’impiego di lavoratori irregolari; in effetti, lo Statuto sulla tutela della libertà e della dignità dei lavoratori vieta espressamente l’installazione di impianti di ripresa che, qualora non siano stati preventivamente autorizzati, potrebbero fungere da dispositivi di controllo a distanza dei lavoratori stessi.
I militari della locale Stazione Carabinieri hanno proceduto all’arresto di un giovane – N.M., 30enne, aiuto cuoco – il quale, seppur sottoposto alla misura alternativa alle pene detentive brevi dell’affidamento in prova ai servizi sociali, aveva più volte trasgredito le prescrizioni previste dal programma trattamentale disposto dal Giudice: si era spostato sul territorio senza avvisare preventivamente le Forze dell’Ordine, era stato più volte sorpreso fuori dalla sua abitazione in un orario non consentito, oppure all’interno di un bar e si era anche sottratto ad alcuni controlli domiciliari; tali comportamenti, ritenuti incompatibili con l’affidamento in prova, hanno determinato un subitaneo intervento del Magistrato di Sorveglianza che ha revocato il beneficio ordinando ai Carabinieri di Buddusò l’accompagnamento in carcere del giovane, al quale è stata così ripristinata l’espiazione della pena nelle forme ordinarie.