Riceviamo e pubblichiamo la Dichiarazione congiunta di Irene Testa garante regionale dei detenuti e Carmelo Piras garante del comune di Alghero, sul mancato trasferimento alla sede scelta di alcuni detenuti provenienti dalle carceri Campane
” In questi mesi si è venuta a creare una situazione paradossale nel carcere di Alghero, alcuni detenuti delle carceri Campane vengono trasferiti nelle tre colonie penali della Sardegna mentre altri sono stati portati ad Alghero, tutti avevano risposto positivamente ad un interpello per andare a lavorare nelle colonie sarde e per questa destinazione erano stati ritenuti idonei, e quindi trasferiti per “accoglimento istanza”. Il lavoro nelle colonie era stato scelto per poter avere la possibilità di lavorare e aiutare le loro famiglie, tutte di modeste condizioni. Tutti i detenuti sapevano di andare in colonia.
La destinazione era stata decisa in partenza perché trasferire queste persone ad Alghero?
I detenuti apprendono solo al loro arrivo dove sono giunti e fanno notare il grave disagio che stanno subendo, avevano risposto ad un appello per lavorare nelle colonie ed invece si trovano in una realtà dove non c’è lavoro.
Successivamente il CR di Alghero invia alla Colonia di Mamone una nota dove venivano riportate le caratteristiche dei singoli detenuti aggiungendo l’idoneità al lavoro.
La colonia rispondeva dichiarando che non erano in possesso dei requisiti richiesti.
Il Carcere di Alghero chiedeva allora che i detenuti potessero rientrare nelle carceri di provenienza. La risposta del PRAP affermava che i trasferiti dovevano rimanere dov’erano e che della loro situazione se ne dovesse parlare solo trascorso un “congruo” periodo di tempo. Si ha la sensazione di una presa in giro nei confronti dei detenuti.
Sono persone e non pacchi postali, persone che hanno moglie e figli, avevano chiesto e accettato di venire in Sardegna solo perché pensavano di poter aiutare le loro famiglie contando sulla differenza di retribuzione tra le Colonie e il carcere. Col trasferimento ad Alghero si trovano senza lavoro quindi più poveri e senza il conforto dei cari che ora devono affrontare costi molto elevati per poter fare i colloqui. Chiedono di poter tornare nelle loro regioni e non gli viene concesso. E’ necessario e urgente sbloccare questa situazione. Ci appelliamo al Dap e al Provveditore affinché possano intervenire quanto prima per sanare questa situazione.”