«La proposta del ministero della Difesa di stoccare le scorie nucleari nelle basi militari è inaccettabile. Abbiamo più servitù militari di chiunque altro in Italia e aumenterebbe enormemente la probabilità che la Sardegna venga scelta per il deposito»: l’ha detto il candidato presidente della Coalizione sarda Renato Soru nell’intervento che ha chiuso l’incontro “La Sardegna di oggi e del futuro”, tenutosi ieri a Nurallao e coordinato da Luigi Pisu di Vota Sardigna.
«Se i sardi votano Truzzu ed eleggono un presidente della Regione di Fratelli d’Italia – ha continuato Soru, rispondendo a una domanda del pubblico intervenuto nell’aula consiliare del Comune del Sarcidano – , che forza avrà di andare da Giorgia Meloni, da colei che l’ha indicato per quel posto, e rappresentare gli interessi della Sardegna invece di quelli del partito
che l’ha messo là? O come potrà andare a protestare dal ministro della Difesa Guido Crosetto, quello che lo scorso 4 novembre è venuto a Cagliari a dirci che non c’è intenzione di ridurre le servitù militari, ma anzi di ampliarle ancora?»
Per Soru l’allerta dev’essere massima perché «pensano di mettere le scorie nelle servitù già esistenti e non di crearne altre: noi siamo quelli che ne hanno più di tutte. E – ha aggiunto – chi ha firmato gli
emendamenti che andranno all’esame del Parlamento, dovrebbe avere il coraggio di venire allo scoperto e dirci se vuole che la Sardegna, che tanto ha già dato sul versante delle servitù, debba chinare la testa
ancora una volta.»
Nel corso dell’incontro, aperto da un dialogo in lingua sarda tra Pisu e il candidato presidente della Coalizione sarda e che ha visto anche la presentazione dei candidati del territorio, Soru ha risposto a numerose domande del pubblico, si è soffermato sulle proposte della Coalizione in materia di agricoltura, sanità e sulle opportunità date dai fondi europei anche per lo sviluppo delle aree interne e dei piccoli paesi. «È arrivato il tempo – ha concluso – di mettersi insieme e costruire in Sardegna una proposta politica diversa che abbia cuore e testa in Sardegna e punti sull’intelligenza dei sardi, sulla loro volontà e sulla loro capacità di vincere la rassegnazione, alzarsi in piedi e dire: ci siamo. Possiamo cambiare radicalmente la Sardegna.»