Il Comitato Scientifico di Legambiente Sardegna e il Circolo di Sassari hanno analizzato il complesso di interventi previsti nell’ambito del progetto di riorganizzazione, messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del comprensorio di Punta Giglio in Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana.
La Sardegna ha bisogno di turismo sostenibile
La Sardegna è dotata di un patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale unico e, anche per questo, negli ultimi anni è soggetta ad una crescente pressione turistica che, se da una parte è una grande opportunità di sviluppo, dall’altra, se non gestita responsabilmente, si traduce in danni irreversibili per il territorio e l’ambiente. Legambiente ritiene indispensabile promuovere un turismo lento e sostenibile, alla scoperta di luoghi nascosti, culture diverse e prodotti locali, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’identità locale, favorendo così il mantenimento di quell’autenticità che può essere la vera leva competitiva dei nostri territori. Il turismo sostenibile amplia la platea, estende la stagione turistica e al contempo riduce la pressione antropica nei luoghi e nelle settimane del sovra-turismo di massa, coniugando lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente. Questa offerta prevede attività che si sviluppano naturalmente durante tutto l’anno e attira turisti naturalmente rispettosi dell’ambiente, che non amano i luoghi del turismo intensivo, e apprezzano le aree interne al pari che di quelle costiere. Si deve puntare prioritariamente alla fruizione dei parchi naturali ed oasi protette dei piccoli borghi, delle aree interne poco conosciute, delle aree rurali, lungo una rete sentieristica efficiente e ben manutenuta, vie storiche, ciclovie e strade a basso traffico.
Legambiente condivide l’obiettivo di valorizzare il Comprensorio di Punta Giglio
Per questi motivi Legambiente ritiene positivo l’obiettivo di migliorare la fruibilità dell’inestimabile patrimonio ambientale e paesaggistico del Comprensorio di Punta Giglio attraverso la realizzazione di una adeguata segnaletica e la sistemazione e sviluppo della rete sentieristica. È anche positiva la riorganizzazione degli accessi al fine di avere un effettivo controllo delle presenze utile sia ai fini della protezione ambientale che della sicurezza.
Intervenire sulla falesia non è necessario per raggiungere gli obiettivi generali dell’intervento
In questo contesto, però, non appare proporzionato il costo ambientale inevitabilmente legato ad un intervento antropico come la messa in sicurezza della falesia rispetto all’obiettivo di garantire l’ormeggio nello specchio di mare immediatamente antistante. Tanto più che nella relazione generale allegata al progetto esecutivo del primo intervento si dichiara “l’impossibilità di azzerare il pericolo di caduta massi, vista la dinamica del fenomeno che può essere repentina, visto il contesto di intervento in ambiente marino, con le opere soggette a maggior corrosione” e nel progetto preliminare del secondo intervento si scriveva: “la superficie che dovrebbe essere interessata dal fenomeno riguarda tutto il promontorio e le sue falesie, ma l’importo del finanziamento consente l’esecuzione delle attività di pulizia della porzione nord dell’insenatura, in corrispondenza delle aree identificate nella planimetria di progetto come aree A e B”. Alla luce di queste considerazioni non si ritiene condivisibile, ma soprattutto non praticamente raggiungibile lo scopo dichiarato nel progetto definitivo del primo intervento “contrastare la naturale evoluzione del versante”. Sempre secondo il progetto definitivo, questo contrasto, che dovrebbe avvenire attraverso il “monitoraggio continuo a vista delle pareti rocciose, al fine di individuare prontamente eventuali elementi di criticità”, sarebbe inefficace. Non si tratta quindi di un intervento limitato e definitivo, ma che dovrebbe estendersi in ulteriori zone, oltre a prevedere nuovi interventi periodici per mantenere le condizioni di sicurezza della falesia anche in futuro considerato che, per sua natura è caratterizzata da un processo erosivo permanente che non è possibile arrestare. Come già evidenziato, secondo il progetto stesso, l’intervento di messa in sicurezza si rende necessario solo per consentire l’ormeggio e la navigazione nelle acque immediatamente antistanti oltre che per consentire di percorrere un sentiero che si sviluppa attraverso la falesia. Interdire l’accesso a un breve sentiero e la navigazione e l’ormeggio alla zona antistante non compromette la finalità generale del progetto; piuttosto, la diminuzione della pressione antropica legata all’interdizione della (piccola) area interessata dalla falesia, contribuisce alla valorizzazione del prezioso patrimonio naturale e paesaggistico del Comprensorio.
In conclusione:
Legambiente condivide l’opportunità di valorizzare il comprensorio di Punta Giglio come meta ideale per un turismo lento e incentrato sui valori naturalistici e paesaggistici dell’area e ritiene praticabili gli interventi leggeri sulla rete sentieristica che facilitino la convergenza tra le aspettative di fruizione e la tutela degli stessi valori. Per contro, Legambiente non condivide e giudica irrealistico l’obiettivo di arrestare il processo di erosione della falesia che muove l’intervento di messa in sicurezza. Non è favorevole alla realizzazione degli ormeggi nel tratto di mare antistante alla falesia di Punta Giglio, e alla realizzazione o ripristino di sentieri attraverso la falesia stessa. Conseguentemente, Legambiente considera la messa in sicurezza della falesia inefficace e non necessaria, e ritiene perciò che non debba essere realizzata, mantenendo invece l’interdizione alla navigazione e all’ormeggio nel breve tratto di mare immediatamente antistante che è già attualmente in vigore. L’interdizione va accompagnata da un adeguato sistema di segnalazione della zona interessata. La soppressione di questi interventi, così come l’interdizione, non compromettono le condivisibili finalità generali del progetto e, anzi, contribuiscono a raggiungerle attraverso la valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico del Comprensorio di Punta Giglio. Legambiente suggerisce, infine, che tale scelta venga sostenuta e affiancata da un’adeguata campagna di comunicazione finalizzata alla crescita diffusa di consapevolezza sulle valenze e le fragilità di ecosistemi così preziosi come quelli di Punta Giglio.