Il PIL sardo non dovrebbe crescere più del +0,4% nel 2024 (contro il +0,7% anticipato a livello nazionale); un dato solo leggermente superiore a quello pre-pandemico: (+1,3%). Nel 2022 oltre un terzo delle famiglie sarde ha indicato all’Istat risorse scarse o insufficienti: il sesto peggior risultato tra le regioni italiane
Nel 2022 i redditi reali sono diminuiti del -0,9%,. – 0,3 % la media nazionale. Nel 2023 il livello del monte salari è stato inferiore del 2,1% rispetto al 2019, significa che il reddito pro-capite è calato di circa 1.800 euro per ogni occupato alle dipendenze (ai prezzi del 2015), contro i 738 euro in meno misurati al livello nazionale.
Il calo del potere d’acquisto delle famiglie sarde tra 2022 e 2019 è stato del -5,7%, ma se si prende come riferimento il 2010 il calo dei redditi medi reali nell’Isola è stato del -14%, più del doppio del dato medio generale (-6%).
Sia nel 2022, sia nella media dei primi undici mesi del 2023 la Sardegna è la terza regione italiana per crescita dei prezzi al consumo: +6,7%, contro il +6,2% medio nazionale e il +6,0% delle regioni del sud.
L’aumento medio dei costi di produzione subìto delle imprese artigiane nel corso 2023 è stato del +33,5% e le aziende si aspettano nel 2024 un ulteriore aumento del +34%.
Tomasi e Porcu: Proteggere il potere d’acquisto dei consumatori per sostenere la domanda aggregata e ridurre il gap con il resto del Paese in termini di competitività delle attività economiche isolane, schiacciate dall’aumento dei costi produttivi (trasporti, energia e materie prime), deve essere in cima all’agenda politica.
Nel 2023 in Sardegna inflazione, stretta monetaria, crescita dei costi produttivi hanno pesato sull’economia più che altrove: la crescita del PIL regionale non dovrebbe andare oltre uno striminzito +0,4% (da confrontare con il +0,7% anticipato per il dato nazionale). L’anno appena concluso potrebbe essersi chiuso con un livello del prodotto interno lordo solo leggermente superiore a quello pre-pandemico: circa l’1,3% in più, un dato da confrontare con il +3% stimato per la media nazionale e il +2,5% delle regioni del Mezzogiorno.
È quanto emerge dall’ultimo report del Centro Studi della Cna Sardegna che indica la fragilità della domanda interna come uno degli elementi che hanno maggiormente caratterizzato la congiuntura regionale negli ultimi anni.
In base alla ricerca dell’associazione artigiana, nel 2022 oltre un terzo delle famiglie sarde ha indicato all’Istat risorse scarse o insufficienti, il sesto peggior risultato tra le regioni italiane.
I redditi. Dopo il parziale recupero del 2021, nel 2022 i redditi reali sono diminuiti del -0,9%, dato ben peggiore della media nazionale (-0,3%). In altre parole, l’economia regionale ha iniziato il 2023 con un livello del monte salari inferiore del 2,1% rispetto all’anno pre-pandemico.
Al livello di reddito pro-capite significa circa 1.800 euro in meno per ogni occupato alle dipendenze (ai prezzi del 2015), da confrontare con i 738 euro in meno misurati al livello nazionale.
In sostanza, le famiglie sarde hanno perso molto più rapidamente potere d’acquisto; considerando i redditi pro-capite a valori reali, il calo tra 2022 e 2019 è stato del -5,7% (da confrontare con una media nazionale del -2%), ma se si prende come riferimento il 2010 il calo dei redditi medi reali nell’Isola è stato del -14%, più del doppio del dato medio generale (- 6%).
I prezzi al consumo. Insomma, l’inflazione in Sardegna morde più che altrove; sia nel 2022, sia nella media dei primi undici mesi del 2023, la Sardegna è la terza regione italiana per crescita dei prezzi al consumo.
Nel 2022 la media annua è stata del 9,1%, da confrontare con l’8,2% medio nazionale, quasi un punto percentuale in più. Il fenomeno inflazionistico regionale si è mostrato più persistente anche nel 2023: la media regionale è stata del +6,7%, contro il +6,2% medio nazionale e il +6,0% delle regioni del sud.
La dimensione insulare, la crescita vertiginosa del costo dei trasporti e un contesto economico caratterizzato da un saldo delle partite correnti tra i meno favorevoli (la Sardegna importa molto di più di quello che esporta con una bilancia commerciale caratterizzata da importazioni finalizzate a soddisfare i consumi privati piuttosto che le produzioni orientate all’export) ha contribuito ad esacerbare la dinamica dei prezzi al consumo, che ha raggiunto il suo picco a ottobre 2022 (+13,6%).
Guardando alle componenti del paniere, nella media dell’ultimo biennio l’inflazione regionale è stata costantemente al di sopra del dato medio nazionale, con maggiore rilevanza negli ambiti della casa (affitti e manutenzione), energia (elettricità, gas, combustibili) e trasporti (servizi di trasporto).
I costi di produzione. Ma non solo prezzi al consumo: nell’ultima indagine congiunturale condotta dalla CNA Sardegna è emerso che l’aumento medio dei costi di produzione subìto delle imprese artigiane nel corso 2023 è stato del +33,5%; le aziende, inoltre, si aspettano un 2024 fatto di ulteriori aumenti; la crescita media attesa è del +34%.
“Il tema della maggiore esposizione dell’economia regionale all’aumento dei prezzi, alla luce dello scenario internazionale di volatilità dei costi delle materie prime, energetiche, alimentari e industriali che ci accompagnerà nei prossimi anni, diventa centrale in un’ottica di tenuta socioeconomica nel medio-breve termine – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Proteggere il potere d’acquisto dei consumatori per sostenere la domanda aggregata e ridurre il gap con il resto del Paese in termini di competitività delle attività economiche isolane, schiacciate dall’aumento dei costi produttivi (trasporti, energia e materie prime), deve essere in cima all’agenda politica”.