Sassari. “Dobbiamo dare attenzione alle periferie geografiche delle nostre città: sono diventate periferie umane e sociali, fatte di tanti bisogni a cui va data risposta”. Lo ha detto ieri sera a Sassari Renato Soru, chiudendo l’incontro dedicato al tema delle “Periferie urbane” ospitato all’Opera salesiana nel quartiere di Latte dolce.
Organizzato dall’associazione Glocal e coordinato da Carlo Sanna, l’incontro ha dato la parola a amministratori locali, urbanisti, rappresentanti dei comitati di quartiere, dirigenti di società sportive,
docenti e semplici abitanti che hanno descritto le difficoltà della vita lontana dal centro urbano: dalla mancanza di servizi, decoro e sicurezza a quella di prospettive per i giovani, problemi che non riguardano solo le zone periferiche del capoluogo turritano, ma è comune a quelle delle altre città sarde. «Le periferie urbane sono diventate periferie sociali – ha detto il candidato della Coalizione sarda -, dove alla povertà economica si associano quelle educativa e culturale, dove mancano i trasporti e le opportunità, manca il lavoro o la casa.»
E proprio sul tema dell’edilizia abitativa, Renato Soru ha ricordato come, «con l’assessore dei Lavori pubblici Carlo Mannoni, abbiamo fatto l’ultimo piano di investimenti per l’edilizia residenziale pubblica: 70 milioni di euro per assicurare una casa a tutti quelli che ne avevano bisogno con investimenti anche qui, a Sassari. Ma dopo tutti questi anni, dopo non so quanti commissari straordinari di AREA, l’agenzia
regionale dell’edilizia abitativa, molti di questi investimenti non sono stati nemmeno portati a termine per l’incuria, la burocrazia e per il fatto che da tempo che la politica ha trascurato un tema così importante. Ha smesso di fare investimenti per mantenere l’esistente e tanto meno ne ha fatti per soddisfare la domanda: in questo momento ci sono 5.000 domande giacenti per gli aventi diritto alla casa: non hanno una risposta e non l’avranno in tempi brevi visto che non esistono progetti e non esistono programmi di questo tipo.»
L’esclusione nasce, ha detto Soru, anche da scelte incomprensibili sulla mobilità: per esempio, «perché la metro leggera Sirio non arriva a Latte dolce o a Li punti e non viene interconnessa con la rete di mobilità del nord Sardegna? Mi piacerebbe che la Regione stesse ad ascoltare di più i comitati locali che si stanno occupando dei trasporti e che possa dialogare con l’amministrazione comunale per portare avanti la rete della metro, come sta avvenendo a Cagliari.»
«L’Europa mette a disposizione risorse per l’inclusione, per riportare nel tessuto sociale attraverso la formazione le persone che sono escluse. Ma non basta curare i mali di oggi, dobbiamo cercare di non
generare oggi l’esclusione del futuro: per questo sono d’accordo con voi che volete le scuole aperte e aperte più a lungo. Per questo propongo un piano straordinario per la scuola, perché la scuola è il centro della vita dei giovani e deve essere il centro della vita del quartiere, dove si possano acquisire le competenze di base, ma fare anche altre attività come lo sport o imparare a scrivere il codice, senza dimenticare la storia e la cultura della Sardegna. Se c’è un futuro per la Sardegna passa necessariamente per una considerazione diversa del percorso e dell’esperienza scolastica».
Nel primo pomeriggio, sempre nel capoluogo, il candidato presidente della Coalizione sarda aveva partecipato a un incontro organizzato dall’associazione «Costituente per Sassari»: un «esperimento sociale», così l’ha presentato il coordinatore Stefano Sotgiu, nel quale, dopo un’introduzione sul tema “Seconda autonomia e partecipazione democratica”, dalla discussione nei tavoli tra i quali erano ripartiti i partecipanti sono scaturite le domande a Soru.
«La democrazia partecipativa – ha detto Soru in uno dei suoi interventi – è un pilastro delle politiche comunitarie e in questo ciclo di programmazione: l’Unione europea finanzia strumenti e progetti per
promuoverla e la mette sullo stesso piano della transizione verde e di quella digitale». E la Regione cosa può fare?, si è chiesto il candidato. «La Seconda autonomia che dà il titolo al nostro incontro di oggi – ha detto – parte dall’idea di aggiornare e rafforzare l’Autonomia del nostro Statuto attraverso un nuovo confronto con lo Stato. Questa autonomia può essere davvero rivista anche per quanto riguarda il
federalismo interno, e cioè maggiore autonomia agli enti locali e alle province.»