Ciro Auriemma

In piazza Arsenale a Cagliari c’è una targa che ricorda come «il soldato della spedizione spagnola in Tunisia Michele Cervantes giunse nel mare cagliaritano nel 1573». Da quell’omaggio reso dall’Associazione Amici del Libro al più grande autore spagnolo trae spunto il nuovo romanzo dello scrittore cagliaritano Ciro Auriemma, “La lama e l’inchiostro”(Piemme), in cui un Miguel de Cervantes appena ventiseienne, e ancora ben lontano dalla scrittura del Chisciotte, fa da innesco alla trama e figura come personaggio principale.

Ciro Auriemma dialoga con Ignazio Caruso di “La lama e l’inchiostro” giovedì 16 novembre alle 18.30 alla Libreria Cyrano di Alghero (via Vittorio Emanuele, 11) per il secondo appuntamento autunnale di Florinas in Giallo. Il festival della suspense torna infatti per tutto il mese di novembre con un ciclo di appuntamenti dedicati ai gialli storici ambientati in Sardegna (prossime date il 21 a Sassari con Gavino Zucca e il 24 a Florinas con Cosimo Filigheddu).

Ciro Auriemma è autore di romanzi, tra cui il caso editoriale “Perdas de Fogu” firmato con Massimo Carlotto e il collettivo Mama Sabot, vive a Cagliari, lavora come editor e insegna tecniche narrative alla Scuola Baskerville. “La lama e l’inchiostro” (Edizioni Piemme) ha per protagonista d’eccezione il grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, giunto in Sardegna al soldo del viceré e accusato di omicidio quando una sera del 1573 a Cagliari viene ritrovato il cadavere del nobile cagliaritano Felipe Dulces. Il movente potrebbe essere passionale, dato che Cervantes è l’amante della moglie del nobile. Manca però l’opportunità: i due si trovavano insieme, proprio in quella stanza, mentre l’uomo veniva ucciso. Per scagionarsi dalle accuse, Cervantes dovrà trasformarsi in detective, tra fughe rocambolesche, funzionari corrotti, lotte di potere e sette segrete, che renderanno indimenticabile il suo soggiorno sardo.

Sullo spunto da cui è nato il libro, Ciro Auriemma scrive nel sito di Piemme: «mi ero soffermato centinaia di volte di fronte alla lapide posta in piazza Arsenale a domandarmi che cosa avesse fatto in quei giorni l’uomo che era ancora soltanto un soldato, che aveva vissuto straordinarie avventure e ancora di più ne avrebbe vissute, che avrebbe sofferto nel non vedersi riconosciuto il talento». E ancora: «questa è una storia d’avventura e mistero, ma è anche la storia di un padre che, in un certo momento della sua vita, quando è quasi ormai troppo tardi, sceglie di mettersi a nudo con il proprio figlio e gli dice “eccomi, io come te sono stato giovane, ho lottato e amato e ho perduto. Eccomi, come te sono frangibile. Come te, sono soltanto un uomo”».