Nel 2023 la crescita annua delle imprese artigiane digitali in Sardegna è stata del 5,65%, performance che, praticamente, doppia il risultato eccellente dell’Italia che si ferma al +3,3%. Tutto equivale a oltre 3.500 attività con circa 10mila dipendenti. L’Isola si posiziona al terzo posto nazionale in un andamento generale che risulta il migliore degli ultimi dieci anni: bisogna tornare al 2012 per trovare uno spunto migliore (+3,6%). Tra le regioni prima della Sardegna solo il Veneto con una crescita del +6.6% e il Lazio con +5,9%.
È questo ciò che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulla “Transizione digitale delle PMI in Sardegna”, che ha rielaborato i dati Istat del 2023
Tra le province a livello nazionale, in testa Padova con +11,8%, seguita da Vicenza con 9,7%, Cagliari con +6,8%, Cuneo con +6,2%, Treviso con +5,0%, Roma con +4,9%, Como con +4,8%, Sassari con
+4,6%, Torino con +4,5%, Milano con +4,3%, Bergamo con +4,2%, Firenze con +3,9%, Verona con +3,5%, Monza e Brianza e Bologna con +3,3%.
“L’artigianato del futuro parte da qui, da queste imprese e da un territorio, quello sardo, che in più di 30 anni è diventato la Silicon Valley del Mediterraneo –– sottolinea la Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai – che però sconta, rispetto ai competitor europei, giganteschi gap infrastrutturali, energetici e di imposizione fiscale. Soprattutto su questo fronte, quello della ricerca e tecnologia, dobbiamo tornare a essere lungimiranti, a programmare e a sostenere tutte quelle realtà che con l’intelligenza dei loro lavoratori realizzano prodotti e servizi ad altissimo valore aggiunto. Se lavoriamo su queste basi, potremmo essere tecnologicamente all’avanguardia come la Silicon Valley americana.
Dobbiamo avere come obiettivo quello di riportare la Sardegna ad essere un polo attrattivo di scienza dove le migliori menti mondiali potrebbero essere attratte per ricreare quel forte habitat che si stava già creando negli anni 90”. “L’innovazione tecnologica serve ad esaltare il patrimonio di eccellenza e di competenze delle nostre aziende – sottolinea la Presidente– artigiani e piccoli imprenditori sono capaci di coniugare le tecnologie digitali con la creatività e il “saper fare”, la tradizione, il gusto, il fatto su misura, vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano. Proprio per questo è necessario sostenere questa loro propensione con il pieno coinvolgimento e la facile accessibilità alle misure alle misure previste per realizzare le transizioni digitali e green”. “Nel 2022, sempre in Sardegna – ricorda la Lai – 14mila micro e piccole imprese “greentose” hanno investito in almeno uno dei tre ambiti della transizione digitale: tecnologie digitali, modello organizzativo aziendale e sviluppo di nuovi modelli di business. Questi loro sforzi devono però essere accompagnati da politiche di sostenibilità che siano in grado di dare risposte al “qui ed ora” ma anche al “domani e dopodomani””.
Per Confartigianato Sardegna, il crescente flusso degli investimenti delle imprese ha sostenuto l’intensificazione dei processi di digitalizzazione, generando una domanda di servizi che ha stimolato
l’offerta nei settori dei servizi digitali, uno stimolo che ha interessato le imprese artigiane, creando valore aggiunto e alimentando la crescita del PIL. Per questo l’Associazione Artigiana ricorda come le due transizioni, energetica e digitale, siano complementari l’una all’altra.
“Abbiamo bisogno di connettività e reti veloci ed efficienti – aggiunge Fabio Mereu, VicePresidente Regionale di Confartigianato Sardegna – ed è fondamentale che la nostra regione prosegua nel
rafforzamento in queste infrastrutture (telecomunicazioni e banda ultra larga) che sono le “gambe” su cui può camminare la diffusione della tecnologia orientata alla domotica ed alla gestione delle
apparecchiature tecnologiche come: software, gestionali, cloud, marketplace, realtà aumentata, piattaforme per l’efficientamento di processi e servizi innovativi”. “Usare energia pulita va bene ma non
basta e non è l’unica via – prosegue Mereu – comunità energetiche, autoconsumo, fotovoltaico sono strumenti importanti ma devono essere accompagnati, anzi anticipati, da processi di efficientamento
energetico dei sistemi, di macchinari, di edifici, di monitoraggio e gestione efficace dei consumi”.
Per l’Associazione Artigiana, le imprese devono iniziare a studiare in modo scientifico i loro prodotti e i loro processi di produzione per generare nuovo valore, mettendo sul mercato qualcosa di innovativo.
“Per fortuna abbiamo tantissimi artigiani che sono maestri nel fare queste cose: non necessariamente solo a basse emissioni ma magari in grado di catturarle, infiltrandosi in filiere carbon neutral, alla
ricerca di materiali sostenibili, efficientando i propri processi energetici e di governance, investendo in giovani qualificati – conclude la Presidente Lai – inoltre bisogna ridurre al minimo la burocrazia: diamoci regole e strumenti per fare bene e in fretta”.