Riceviamo e diffondiamo le dichiarazioni del movimento “Sardegna chiama Sardegna”, inerenti alle celebrazioni del 4 novembre: “Oggi siamo scesi in piazza a Cagliari contro le celebrazioni per il Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, che hanno visto sfilare il Presidente della Repubblica Mattarella, il capo di stato maggiore della difesa, l’ammiraglio Dragone e il ministro della Difesa Crosetto.
Dichiarano Danilo Lampis e Nicoletta Pucci, portavoce di Sardegna chiama Sardegna:
«Oggi per noi non è una giornata di festa. Questa celebrazione non è soltanto inutile e colpevolemente costosa – a fronte delle tante necessità sociali -, ma ostenta una cultura militarista e nazionalista che appare come una vera e propria provocazione in un’Isola che ha pagato più di tutti la Prima Guerra mondiale in termini di perdite, e che oggi è gravata dall’esorbitante presenza delle servitù militari dove si svolgono esercitazioni inquinanti sul piano della salute e della salvaguardia ambientale. Esercitazioni di cui è stata protagonista in passato l’Aeronautica israeliana, a dimostrazione di una solida complicità fra lo Stato italiano e lo Stato israeliano.
Siamo scesi in piazza, dunque, non solo per opporci a una retorica patriottica che non rende giustizia ai caduti e che risulta cieca di fronte ai mali economici e sociali generati dalla guerra, ma per denunciare l’odierna occupazione militare della Sardegna, rivendicando lo stop alle esercitazioni, la progressiva dismissione dei poligoni e delle basi militari, la necessità di bonifiche e di nuove opportunità occupazionali e di sviluppo per i territori.
Infine, abbiamo preso parte ai cortei per dire a gran voce che la Sardegna non vuole essere in alcun modo complice col massacro dei palestinesi, perpetrato in queste settimane con inaudita violenza da parte dello Stato israeliano, che continua a ricevere un sostegno dal Governo italiano.»”