Un’occasione prestigiosa dove i premiati sono cuochi provenienti da tutte le regioni italiane, ma anche da Germania, Svizzera e Belgio, selezionati per dedizione al lavoro e per la passione che mettono nel
portare avanti una professione dura.
Tra le centinaia di “berrette bianche” in perfetta tenuta da chef hanno brillato i “sassaresi”. Erano presenti presso l’Auditorium Antoniano oltre loro le delegazioni giunte da tutte le regioni d’Italia e anche dall’estero per ricevere i prestigiosi Collari Collegium Cocorum, con cui la Fic, la Federazione italiana cuochi, premia ogni anno tra i suoi associati quelli selezionati per dedizione al lavoro e per la passione che mettono nel portare avanti una professione dura e di grande responsabilità, molto spesso fuori dall’attenzione mediatica e dalle luci della tv. Si tratta di professionisti
con un’anzianità ai fornelli di almeno 25 anni e un riconosciuto impegno a promuovere le tradizioni e il prestigio della cucina italiana a livello nazionale e internazionale.
Alla cerimonia, presentata da Federico Ruffo di “Mi manda Raitre”, sono intervenuti il vicepresidente Vicario del Senato Gian Marco Centinaio, Roberto Calugi, direttore generale della Fipe-Federazione pubblici esercizi, il presidente Fondazione Univerde Alfonso Pecoraro Scanio, oltre una nutrita rappresentanza di ammministratori della Regione Lazio.
In ordine di premiazione per prima proprio la Sardegna che ha portato con sé la sorpresa del presidente Tavera, che è anche un tenore ed ha cantato davanti alla platea numerosa che ha potuto apprezzarne le doti canore.
Il prestigioso riconoscimento è stato consegnato a Fausto Tavera, presidente Associazione Cuochi Sassari, inoltre a Gianni Mallao, Antonio Denti e Piero Canu. Alla premiazione non sono mancate le autorità, presenti il Ministro all’Agricoltura, il Presidente Regione Lazio e i saluti del Presidente del Consiglio.
In conclusione l’intervento di Gian Marco Centinaio a sostegno dell’idea di una maggiore identità alla figura del cuoco e necessità di intensificare la lotta all’italian sounding. «Gli altri Stati – ha detto – tutelano i loro produttori talvolta incentivandoli all’illecito mettendo vincoli e tassando l’importazione del made in Italy. Anche il nostro sistema Paese deve tutelare e promuovere i nostri prodotti. La nostra natura è molto generosa: che senso ha la carne sintetica? Se servono le proteine abbiamo i legumi. E il latte non si può chiamare tale se non arriva dalla zootecnia».
Anche Alfonso Pecoraro Scanio si è soffermato su quello che aveva contribuito a definire come “agropirateria” che con assonanze di terminologie come parmesan danneggiava la nostra produzione e ingannava i consumatori. «Abbiamo molto spazio da recuperare – ha detto- per dare attraverso il lavoro dei cuochi più valore alla nostra sostenibilità e diversità bio-culturale».
Un altro importante tassello ha validato la qualità dei cuochi sardi e la loro attività di promozione del “sardinian sounding” nel mondo.