Riportiamo le dichiarazioni del deputato dem Silvio Lai, in merito al numero degli studenti ammessi nelle varie Facoltà di Medicina:
“Negli ultimi 2 anni si era avviato uno sforzo organizzativo da parte delle università italiane per un graduale aumento del numero degli studenti ammessi in medicina che arriva al massimo sforzo nel passaggio da 14.000 (erano 11.000 nel 2019 con il governo giallo verde) a 19.000 posti per il primo anno nel 2023-24” così il parlamentare dem Silvio Lai dopo l’emanazione del decreto del Ministro dell’Università Bernini.
“Si tratta di uno sforzo comune del sistema accademico italiano che aumenta di oltre un quarto gli allievi potenziali futuri medici ma occorre ricordarsi che in Italia sono carenti soprattutto le posizioni di infermieri e professioni sanitarie sulle quali sono le Regioni a fare la programmazione con le Università alle quali occorre chiedere un uguale sforzo, in particolare per la formazione infermieristica. Peraltro con una interrogazione parlamentare abbiamo chiesto alla ministra dell’Università di vigilare perché l’aumento dei posti in medicina non porti ad una riduzione (a causa di scarsi investimenti sul personale docente o per la dimensione di alcuni piccoli atenei del mezzogiorno) della disponibilità negli altri corsi di laurea dei dipartimenti sanitari.”
“In Sardegna, infatti dalla prima pubblicazione dei corsi di laurea in medicina, odontoiatria, scienze infermieristiche e nelle professioni sanitarie, emerge che all’aumento dei posti in medicina, avvenuto come in tutto il resto d’Italia, parrebbe non corrispondere uno sforzo proporzionale in scienze infermieristiche, professione che in Sardegna richiede oltre 6000 nuovi infermieri solo nel sistema pubblico e per il quale occorre pensare ad una straordinarietà di impegno.
Su Sassari spiace scoprire che invece dopo una storia ininterrotta di 40 anni (dal 1984) non partirebbe il primo anno del corso di laurea in odontoiatria, che sarà presente solo a Cagliari, e questo nonostante sia accertata in Italia una carenza anche in quella specialità sanitaria, a discapito poi della concorrenza di sistema e della proporzione tra medico e popolazione residente, definita dai parametri UE.
Insomma – conclude il deputato dem – a precisare quanto dichiarato in questi due giorni da diversi esponenti accademici, tutte le università italiane hanno partecipato ad uno sforzo comune per il Paese e l’università di Sassari come quella di Cagliari sul numero di posti in medicina hanno fatto semplicemente la loro parte. Spiace invece la chiusura (cosa non avvenuta in nessuna altra università italiana) di un corso di laurea, quello in odontoiatria che esisteva da 40 anni, che se anche fosse temporaneo, non è un bel segnale ne per la reputazione nazionale dell’università di Sassari in quel campo ne per il territorio.”