Cagliari. Martedì 23 e mercoledì 24 maggio alle 21 a Sa Manifattura di Cagliari vanno in scena le coreografie del giovane danzatore e performer Gianmaria Borzillo per “raccontare il crollo emotivo che diventa esistenziale per farsi poi vuoto totale, fisico, ambientale”. Con queste parole l’istrionico performer, ospite della rassegna di Fuorimargine, spiega il senso del suo lavoro “Under the influence”, primo spettacolo di cui è regista e che gli è valso due menzioni speciali nel 2020, quella della Biennale Teatro di Venezia e quella della Giuria del Premio Leo De Berardinis: «Proviamo a raccontare questo vuoto dall’interno in modo che spettatori e interpreti possano vivere un ambiente, una condizione comune e forse insieme trovare una via, un attimo di splendore perduto per ricominciare».
Tratto liberamente dal capolavoro del 1974 del regista indipendente John Cassavetes (A Woman Under the Influence), la messa in scena diretta da Borzillo ha come protagonista una coppia, interpretata dai danzatori Elena Giannotti e Matteo Ramponi, che affronta i temi della solitudine e dell’incomunicabilità; personaggi dormienti e in dialogo col vuoto che abitano. Lo spazio attorno non è che la proiezione di un paesaggio interiore e il ritmo ordinario dell’azione è l’espressione di un invisibile, uno stato sconosciuto, controra assolata e popolata di presenze. I soggetti in scena non sono liberi, non hanno scelto il luogo in cui nascere né nome e il loro esistere già in partenza ha un segno. Cosa manca? Come trovare uno spazio libero?
Gianmaria Borzillo nasce a Sorrento nel 1995.
Danzatore e performer, si diploma alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano e studia con Ariella Vidach, Biagio Caravano, Enzo Cosimi, Annamaria Ajmone, Cristina Rizzo. Agli studi accompagna esperienze formative con Erna Ómarsdóttir & Valdimar Jóhannsson, Virgilio Sieni, Leonardi Lidi, Dante Antonelli, Collettivo Cinetico e Anagoor Nel 2018 lavora con la coreografa israeliana Dana Yahalomi e il collettivo Public Moviment.
RICONOSCIMENTI
Biennale di Venezia – Registi Under 30 a Gianmaria Borzillo per la sua capacità di scrivere un lavoro nel silenzio; la tensione è sorretta da una grammatica di corpi che, nonostante la censura imposta dal distanziamento proprio di questo periodo storico, ha saputo incidere con forza e poetica rispettando l’andamento del Bolero di Ravel, silenzio che si fa voce senza mai diventare urlo. Pensiamo che il lavoro di Borzillo provia esplorare nuovi linguaggi pur restando rispettoso della grammatica ereditata dai grandi maestri. Borzillo dimostra che le barriere dello spettacolo dal vivo sono ormai crollate e che il teatro accetta tutte le forme di linguaggio, senza alcuna distinzione, e che la libertà di scrittura, oggi più di ieri, può e deve essere percorsa.
Giuria del premio Leo de Berardinis – Teatro di Napoli per l’originale drammaturgia del silenzio e dello spazio costruita attraverso un rigoroso lavoro sulla dialettica dei corpi dei performer in scena. La ricomposizione d’un luogo e la definizione di un perimetro all’interno del quale ristabilire una relazione fisica ed emotiva si configurano come uno stimolante punto di partenza per possibili sviluppi di nuove sensibilità e forme di linguaggio.
Regia e drammaturgia: Gianmaria Borzillo con Elena Giannotti, Matteo Ramponi
Luce: Valeria Foti
Costumi: Ettore Lombardi
Sound design: Raffaele Lombardo
Assistenza: Francesco Cocco
Cura e promozione: Giulia Traversi
Amministrazione: Chiara Fava
Con il supporto di: Mattatoio nell’ambito di prendersi – cura (Roma, ITA) Atelier delle arti danza (Livorno, ITA)
Credito foto: Marco Ghidelli