“Non parteciperemo all’incontro con il Ministro Roberto Calderoli perché siamo contrati al Dl sull’autonomia differenziata per le ragioni che abbiamo già espresso in Consiglio regionale e che ora sono state confermate dal documento dell’ufficio bilancio del Senato”. Lo ha dichiarato il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau aprendo la conferenza stampa delle opposizioni nella quale sono stati illustrati i motivi della scelta dei gruppi di minoranza.
Ganau ha poi contestato anche l’organizzazione dell’incontro sostenendo che il vero “sgarbo istituzionale” nei confronti del Consiglio è stato quello del presidente Pais, che ha previsto un semplice incontro in un luogo diverso dall’Aula, mentre avrebbe dovuto programmare, in base al regolamento ed alla prassi, una seduta informale dell’Assemblea nella quale svolgere un dibattito sui contenuti. I consiglieri di minoranza, dunque, si limiteranno ad un breve saluto “di cortesia” al Ministro.
La visita di Calderoli, secondo Eugenio Lai di Alleanza Europa Verde, non è altro che “un caffè col Ministro” con cui la maggioranza tenta di coprire la posizione ambigua della Regione sull’autonomia differenziata che è una legge del tutto sbagliata e contraria agli interessi della Sardegna, per questo non abbiamo niente da contrattare con Calderoli.
Per il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus la presenza del Ministro Calderoli in Sardegna si inquadra solo all’interno di una iniziativa elettorale della Lega cui il presidente del Consiglio è diventato coordinatore regionale. Nel merito, ha aggiunto, dopo la pubblicazione del documento dell’ufficio bilancio del Senato, per noi è necessario tornare in Consiglio per un nuovo dibattito al quale credo che anche una parte della maggioranza sia interessata.
Qualche sgarbo istituzionale? Alessandro Solinas del M5S ha respinto ogni accusa rivolta all’opposizione che, invece, a suo avviso ha mostrato senso di responsabilità e rispetto per le istituzioni rifiutando di fare da “figurante” in un confronto fittizio dentro una stanza chiusa come voleva il presidente Pais. Le motivazioni del nostro “no” sono sempre state chiare, ha continuato, e lo sono le stesse ora messe nero su bianco dall’ufficio bilancio del Senato.