“Le cavallette continuano a dilagare nelle campagne, dove la loro presenza è ormai avvertita in oltre centomila ettari di terreni, anche se i dati più precisi sulla loro diffusione e sui danni provocati li conosceremo dopo giugno; per il momento gli adulti con capacità di volare sciamano e corrono ovunque vi sia presenza di verde”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Sardegna Giuseppe Patteri, ad avviso del quale “pur con tutta la buona volontà e l’impegno di LAORE, i mezzi e gli uomini impegnati sono insufficienti a contenere una piaga di questa portata”.
“Il Piano di contrasto e contenimento delle infestazioni acridiche, a detta dello stesso assessore all’agricoltura Valeria Satta, cui va riconosciuto un maggiore impegno politico sul problema rispetto al passato, è partito con notevole ritardo rispetto alla ricomparsa delle cavallette avvenuta nel 2019, tanto che si è dovuto attendere la delibera di agosto 2022 per vedere l’approvazione del Piano e l’autorizzazione alla sua attuazione”, aggiunge Patteri, secondo cui “il Piano, visti gli scarsi risultati, va rapidamente aggiornato nei suoi contenuti in collaborazione con gli esperti FAO, che trattano l’argomento dal lontano 1947”.
“È necessario, inoltre, che la Regione Sardegna convochi a breve le organizzazioni agricole, mai direttamente coinvolte, e tutti gli enti interessati, per fare il punto della situazione e delle determinazioni che si intendono adottare”, prosegue il presidente, ricordando che “i produttori attendono ancora i ristori per i danni subiti negli anni a partire dal 2020, fatto questo che pone la necessità di ragionare sul possibile incremento delle risorse a tal fine disponibili”.
Secondo il direttore della Copagri Sardegna Pietro Tandeddu, “occorre acquisire le più ampie conoscenze in ordine alle modalità e tecniche di individuazione dei siti di ovodeposizione, al momento oltre 2500, ma soprattutto occorre prendere atto del fatto che i trattamenti richiedono maggiore tempestività, con mezzi meccanici sufficienti e idonei, nonché un più rilevante numero di operatori, adeguatamente formati”.
“Bisogna stabilire se le arature hanno un senso e, in tal caso, stanziare le risorse necessarie a compensare le spese a carico degli agricoltori o degli enti pubblici; il monitoraggio dell’insetto antagonista, il milabris variabilis, rischia infatti di avere poco senso se non se ne può garantire una raccolta sufficiente e la sua diffusione nelle aree maggiormente aggredite. Si rifletta poi sulla possibilità che i prodotti fitosanitari usati nei terreni a conduzione biologica, siano usati in tutte le aree colpite”, conclude Tandeddu.