Sassari. Sono partiti da piazza Tola e hanno percorso le vie del centro storico di Sassari, fino ad arrivare in via Quarto dove tra Settecento e Ottocento, furono giustiziati otto rivoluzionari sardi. Nel trentennale di Sa Die de sa Sardigna, dopo gli anni di fermo dovuti dalla pandemia, Teatro S’Arza, Sa Domo de Totus, Arvures, Assemblea Natzionale Sarda, Plastic Free hanno stretto un “patto d’unione” e hanno organizzato insieme la nona edizione delle “Primavere Sarde” per ricordare e rendere attuali le gesta dei rivoluzionari sardi guidati da Giovanni Maria Angioy e dal suo progetto di declinare in Sardegna gli ideali di libertà e sovranità popolare propri della Rivoluzione Francese.
La rivoluzione venne sconfitta e molti dei protagonisti di quegli eventi trovarono la morte sulle forche o dovettero prendere la via dell’esilio, come lo stesso Angioy che morì nel 1808, esule e in povertà a Parigi, tentando fino all’ultimo di convincere il Direttorio francese a sostenere un ultimo tentativo rivoluzionario in Sardegna.
In piazza Tola, dopo i saluti dell’assessore alla cultura Laura Useri e del presidente dell’Integremio Fabio Madau, ha aperto la giornata lo storico Federico Francioni che sui “Vespri sardi” ha compiuto diverse ricerche. Subito dopo il Teatro S’Arza ha portato in scena “Procurade de moderare”, spettacolo proseguito in piazza Azuni, largo Ittiri, via Francesco Cillocco, via Torre Tonda.
Sotto la regia di Romano Foddai e con la collaborazione del Coro Amici del Canto Sardo diretto dal Maestro Salvatore Bulla, sono stati rappresentati i fatti salienti dei moti angioyani: l’organizzazione della rivolta da parte di Gioacchino Mundula, la presa di Sassari, la fuga del Duca dell’Asinara, l’ingresso trionfale di Giommaria Angioy nella città.
Il serpentone di attori e spettatori si è poi spostato in via Quarto. Qui sorgevano le “forche vecchie” e oggi rimane solo una piccola area verde recentemente adottata dalle associazioni, ripulita e resa fruibile alla cittadinanza.
Oltre all’adozione e alla cura di questo importante luogo storico, il progetto patrocinato dal Comune di Sassari, prevede anche l’intitolazione bilingue (“Giardinu de sa sarda rivolutzione” e “Giardhinu di la sardha riburuzioni”) e una “collaborazione di idee” rivolta ai ragazzi del Liceo Figari per rendere onore alle otto figure dei rivoluzionari che proprio qui hanno trovato la morte.
Dopo i saluti dell’assessore all’ambiente Antonello Sassu, il prof. Cristiano Sabino e lo studioso Piero Atzori hanno illustrato come Sassari fu protagonista della “Sarda Rivolutzione”, sottolineando l’importanza di recuperare la memoria di quegli straordinari eventi perché «hanno molto da insegnare ad un popolo che soffre di di amnesia storica e di mancanza di fiducia in se stesso».