Sassari. Quarto appuntamento con la rassegna “… Specchio del fuoco che tutti agogniamo”, a cura dell’associazione Il Colombre, un’indagine sul tema del perturbante, attraverso l’arte contemporanea. La rassegna ha anche lo scopo di valorizzare l’arte contemporanea in Sardegna e di promuovere un dialogo con gli artisti e le artiste e tra le diverse generazioni. Sassari e la Sardegna ha una storia avanguardistica nell’arte contemporanea. Una storia ancora tutta da scrivere, fare, realizzare. Il prossimo appuntamento è per oggi, alle ore 18:30, negli spazi del Centro Culturale il Colombre, a Sassari, in via Carso 28, protagonista è Antonio Crobu con la mostra In girum imus nocte et consumimur igni.

Nei giochi delle possibilità che ci offre la lingua italiana, il perturbante può assumere significati che si allontanano dalla trama che compone la parola originale, l’unheimlich di cui parla Freud non è tutto ciò che turba, non è lo stato di angoscia ma è piuttosto una forma embrionale dell’angoscia.
Il perturbante è imparentato, a dirlo con Lacan, con le allucinazioni erratiche non psicotiche, déjà-vu e déjà-vécu, il sentimento di derealizzazione, l’acting-out, è qualcosa che capita casualmente nello scorrere dell’ordinario, qualcosa di inatteso e pazzesco ma senza essere in stato di follia.
Il perturbante è una forma transitoria di pazzia e l’arte può farla scaturire in noi.
«In girum imus nocte et consumimur igni» dice il palindromo latino, spesso erroneamente attribuito a Virgilio.

«Giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco».

Nel chiaroscuro del buio, nelle forme che i colori assumono la notte, nelle ombre nascoste e che all’improvviso diventano urgenti e folgoranti come il fuoco, nelle geometrie degli oggetti quotidiani o quelli che dal sogno irrompono nella veglia, le opere di Crobu sembrano fermare la transitorietà dell’unheimlich nella tela e allo stesso tempo questa diventa agente perturbante in noi che osserviamo.

Come un giro in tondo.

Nel sottile e fondamentale rapporto tra la veglia e il dormire, tra l’agire e la costretta immobilità dell’altra metà del giorno, anche le figure umane che irrompono nei quadri di Crobu sono figure di una realtà altra, dai tratti indefiniti, immerse in un aura di colore.

Figure femminili, dee o messaggere, sacerdoti o figli o amanti che come icone si incastonano tra simboli esoterici e mistici camuffati nelle stanze dell’ordinario.

In queste visioni il perturbante assolve il suo agire: l’improbabile si manifesta.

Sempre Freud diceva che l’unheimlich ci rivela un modo di pensare primitivo, magico e

sovrannaturale, che pensavamo di aver superato e invece si rivela continuamente in noi.

 

Antonio Crobu nasce a Sassari il 9 Dicembre del 1989.

Nel 2010 ottiene il diploma di maestro d’arte presso l’Istituto d’arte F. Figari di Sassari, nel 2012 presso il medesimo istituto consegue il diploma di maturità. Successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti M. Sironi di Sassari dove frequenta il corso di Pittura e in seguito diviene tutor del corso di Decorazione. Attualmente vive e lavora a Sassari. Il tangibile e l’impalpabile, i dualismi sono la costante alla base della sua pittura, così come il tentativo di coniugare gli estremi.

Un’opera di Crobu dal titolo “Berenike”, 2022. Tecnica mista su compensato

Senza titolo, 2021