Sassari. L’emergenza spopolamento non è più un fenomeno che riguarda solo le piccole comunità della Sardegna. Il progetto Freemmos della Fondazione Maria Carta riparte da Sassari e lo fa allargando l’analisi ai grandi centri urbani. Non cambia però l’obiettivo: sensibilizzare istituzioni e cittadini sul tema del ripopolamento dei comuni della Sardegna e del contrasto al calo dei residenti. Il fenomeno ormai tocca, con differenti modalità, vaste aree anche della Penisola e dell’intero continente europeo. L’Italia nel complesso vive un momento preoccupante da questo punto di vista, che si accompagna ai dati sulla denatalità e sull’età media, la più alta al mondo insieme a Giappone e Principato di Monaco, 47 anni circa. La popolazione è precipitata sotto i 59 milioni di abitanti e seguendo questo trend nel 2070 in Italia ci saranno 48 milioni di abitanti. A Sassari, secondo l’Istat, i residenti nel territorio comunale erano 126mila nel 2018, anno nel quale è stato toccato il picco storico. Nel 2021 si sono registrati invece 122.159 residenti, con un calo di quasi 4mila unità in tre anni, con una regressione ai livelli del 1991 quando Sassari aveva 122.339 abitanti. L’intera Sardegna ha invece perso 83mila residenti rispetto al 2012, portando la popolazione sotto la soglia del milione e 600mila (1.587.413 al 2022), con una trentina di paesi destinati a scomparire nei prossimi 40/60 anni; solo dieci anni fa l’Isola aveva raggiunto il suo massimo storico, con un milione e 670mila abitanti. In più, ha ripreso quota l’emigrazione e sono in calo gli stranieri che vivono nell’isola.
Numeri sui quali riflettere, richiamati ieri, venerdì 24 febbraio, durante la tappa di Freemmos a Sassari, nella Sala Sassu del Conservatorio “Luigi Canepa”, con una serata che ancora una volta ha messo insieme riflessione e analisi con la musica. Un evento organizzato in collaborazione con il Conservatorio e con il patrocinio del Comune di Sassari.
In apertura, lo Swinging Quintet (Silvia Ruiu alla voce, Giuseppe Bussu al sax tenore, Valentino Cubeddu al pianoforte, Daniele Pistis al contrabbasso e Marco Cattari alla batteria, tutti del “Canepa”) ha eseguito alcuni brani classici jazz. Sono poi intervenuti il presidente e il direttore del Conservatorio “Canepa”, Ivano Iai e Mariano Meloni, e l’assessora comunale alla Cultura Laura Useri. Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta, ha analizzato con il giornalista Giacomo Serreli, che ha coordinato la serata, i numeri sui residenti in città e nell’Isola. «L’allarme che abbiamo lanciato sei anni fa, quando Freemmos ha iniziato il suo viaggio nei comuni sardi, è quanto mai attuale – ha detto Marras –. L’emergenza spopolamento è il vero virus del nostro tempo. Tocca ormai anche le grandi realtà e bisogna porre un argine reale e immediato al fenomeno. Ecco perché preferisco parlare di ripopolamento. I nostri giovani vanno via, per conoscere il mondo e formarsi, ma poi devono rientrare in Sardegna, perché questa è la loro casa».
Sono stati proiettati due video: il docufilm sulle iniziative di Freemmos dal 2017 e il corto realizzato dalla Compagnia teatrale “Paco Mustela” con la riproposizione in chiave cinematografica di alcune poesie tratte dalla raccolta “Canto Rituale” di Maria Carta. Nella seconda parte, spazio ancora alla musica, con gli ospiti, applauditi a più riprese dal numeroso pubblico presente: il duo Fantafolk (Andrea Pisu, launeddas, e Vanni Masala, organetto), Maria Giovanna Cherchi e, con il suo blues trascinante, Francesco Piu, subentrato ai previsti Tazenda, rimasti senza la voce Nicola Nite, bloccato nella Penisola. In sala erano però presenti Gino Marielli e Gigi Camedda, che hanno annunciato la programmazione di un nuovo tour che comprenderà anche alcune tappe europee.
Il progetto Freemmos. Occorre attirare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica su un fenomeno che, se non arginato, nel giro di poco tempo determinerà effetti dirompenti. Una vera e propria emergenza spopolamento che sta investendo la Sardegna e sulla quale la Fondazione Maria Carta vuole tenere accesi i riflettori, con l’obiettivo di stimolare il dibattito, sviluppare riflessioni e favorire analisi, utili a trovare soluzioni adeguate.
Nel 2017 è nato così il progetto ‘Freemmos’, il cui nome unisce in un neologismo il termine inglese ‘Free’ e la parola sarda ‘Frimmos’ (fermi), per rappresentare in maniera rapida e diretta la libertà di restare, di poter scegliere di non andare via.