Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa de “sa Domo e Totus” che annuncia per domani a Sassari,venerdì 24 febbraio, alle ore 10, un concentramento all’Emiciclo Garibaldi in occasione dell’anniversario dell’inizio della guerra in Ukraina
Il 24 febbraio ricorre un anno dall’inizio dell’entrata in guerra della Russia in Ucraina e non si può negare che il malcontento serpeggi tra diverse fasce della popolazione. Alla guerra sono infatti legate
questioni che toccano la vita quotidiana delle persone, dall’aumento costante del carrello della spesa e dell’impennata dei prezzi di gas e benzina, alle gravi ripercussioni economiche dovute alle sanzioni verso la Russia.
Come in diverse parti d’Europa, il 24 febbraio si terranno diverse manifestazioni per chiedere un’inversione di tendenza rispetto ad una politica tacciata di essere troppo subalterna rispetto ai diktat degli Stati Uniti e della NATO.
È in questa prospettiva che anche a Sassari si svolgerà una manifestazione che chiaramente contesta tutta la narrazione egemone sulla guerra: «Gli ultimi due governi hanno deciso di tagliare i finanziamenti alla scuola pubblica per 3,86 miliardi di euro, di raddoppiare la spesa militare portandola al 2% del PIL e di spedire sempre più armi in Ucraina – sostiene Emanuele Santona, del MAS (Movimento Associativo degli Studenti) – è chiaro che con una mano lo Stato foraggia la guerra e con l’altra la fa pagare ai cittadini, specialmente alle classi più deboli».
Il tema scuola risulta centrale per i promotori della manifestazione: «il piano di Dimensionamento Scolastico previsto dal Governo Meloni contenuto nella Legge di Bilancio 2023 fa cassa sulla pelle degli studenti, portando da 600 a 900 il numero degli iscritti per mantenere in vita le singole “autonomie scolastiche” – denuncia Fabrizio Cossu, sempre del MAS – Questo vuol dire che già l’anno prossimo in Sardegna chiuderanno bottega circa 70 scuola, facendo diventare il diritto allo studio solo una vuota affermazione retorica».
Che la crisi economica dovuta alla guerra abbia immediate ripercussioni sulla vita dei sardi viene ribadito anche da Elisa Brau, vice presidente dell’associazione Sa Domo de Tutus: «Per le batterie di missili terra-aria Samp-T che lo Stato sta per inviare, si spendono circa 750 milioni ad arma. Contemporaneamente un terzo della popolazione sarda (33,8%) è a rischio povertà assoluta e ad agosto circa 40mila famiglie non avranno più il reddito di cittadinanza. Vogliamo chiarire che lo Stato fa scelte pro guerra che però hanno gravi effetti contro gli interessi dei cittadini e della Sardegna».
Anche se la guerra sembra lontana la nostra isola non è affatto fuori portata da rischi bellici: «Sono recentemente state annunciate le due principali esercitazioni militari dell’Esercito Italiano e della NATO che occuperanno i poligoni sardi questa primavera: Joint Stars 2023 e Noble Jump 2023 – chiarisce Anna Mura del Fronte della Gioventù Comunista – la Sardegna è utilizzata come una gigantesca base militare. Il popolo sardo non deve essere mai più ostaggio della guerra, vogliamo vivere in pace e vogliamo che le nostre terre e i nostri mari non siano ostaggio degli interessi della NATO»
Il concentramento sarà venerdì 24 febbraio, alle ore 10, all’Emiciclo Garibaldi.