La discussione nata attorno alla richiesta di proroga del periodo di caccia, partita dalla Regione, continua a tenere banco. Riportiamo di seguito le dichiarazioni giunte dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico:
«Com’era prevedibile, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e l’I.S.P.R.A. hanno sonoramente bocciato la richiesta effettuata qualche settimana fa dalla Regione autonoma della Sardegna per la concessione di una “proroga dell’esercizio venatorio, esclusivamente per il prelievo del cinghiale, almeno nelle quattro domeniche del mese di febbraio”.
Il calendario venatorio regionale sardo 2022-2023 (decreto assessoriale n. 4143/7 del 10 agosto 2022) ha disposto la caccia al Cinghiale dall’1 novembre 2022 al 29 gennaio 2023 e così è stato, in quanto in palese violazione del periodo massimo di caccia previsto (1 novembre – 31 gennaio, art. 18, comma 2°, della legge n. 157/1992 e s.m.i., ripreso dall’art. 49 della legge regionale Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.) rientrante in quel nucleo minimo di disposizioni per la salvaguardia del patrimonio faunistico stabilito dallo Stato ai sensi dell’art. 117, comma 2°, lettera s, Cost. che le Regioni e le Province autonome possono solo ampliare, ma non restringere, per giurisprudenza costituzionale costante.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) esprime forte soddisfazione per la bocciatura dell’assurda richiesta, avendola chiesta (17 gennaio 2023) ai Ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e all’I.S.P.R.A.
La motivazione della richiesta era ormai un leitmotiv: “gli agricoltori lamentano danni sempre crescenti alle colture”, poi “il numero dei sinistri stradali causati dai cinghiali è aumentato significativamente, fino a superare, durante il 2022, i 1.200 eventi”.
Non contento del pesante quanto prevedibile diniego, l’Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Marco Porcu, anziché lasciar cadere la cosa, è anche voluto tornare sull’argomento nel corso di una riunione del Comitato faunistico regionale, evidentemente convocato per ratificare la bocciatura.
Ha annunciato che “la Regione sta studiando un’altra strada” ed è ritornato a parlare di “oltre 1.200 sinistri stradali” causati dai Cinghiali in Sardegna, guardandosi bene dal rivelare la fonte e i riferimenti di simile dato. In realtà, non si ha notizia di un aggiornato riscontro dei danni effettivi apportati al settore agricolo dalla fauna selvatica, con particolare riferimento al Cinghiale (Sus scrofa meridionalis), ma sono pubblicamente disponibili solo dati risalenti a 10 anni fa (report sui danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica in Sardegna (2008-2013)) con importi decisamente modesti (fino a 400 mila euro nel 2013).
Nemmeno si ha un dato aggiornato e reso pubblico sugli incidenti stradali causati dai Cinghiali in Sardegna (nel 2014 gli incidenti causati da tutta la fauna selvatica erano stati circa 500).
La recente indagine nazionale condotta dall’I.S.P.R.A. sulla gestione del Cinghiale nel periodo 2015-2021 ha visto la stima della presenza di circa 1,5 milioni di esemplari su tutto il territorio nazionale, in crescita nonostante i circa 300 mila esemplari abbattuti ogni anno (con una crescita del 45% nel periodo considerato rispetto agli anni precedenti. E un aumento dei danni in agricoltura stimati in una media annuale di 17 milioni di euro su tutto il territorio nazionale.
La cosa curiosa è che nessuno sembra chiedersi come mai i Cinghiali sono aumentati in tali dimensioni e come mai è aumentato il loro areale.
Soprattutto, come mai più esemplari vengono uccisi e più il Cinghiale aumenta la sua diffusione.
La crescente disponibilità alimentare in campagna e nelle periferie urbane determinata dalle numerosissime discariche abusive, le reiterate immissioni a fini venatori, l’ibridazione con il Maiale allevato allo stato brado o semi-brado e il conseguente aumento della fecondità, la caccia tutt’altro che selettiva sono i fattori dell’aumento dei Cinghiali in Italia.
Insomma, più fesserie umane che colpa del Cinghiale.
Fortunatamente è stata recentemente autorizzata in Italia la sperimentazione di contraccettivi temporanei per l’Ungulato, metodo che potrebbe incruentamente contenerne il numero. Secondo la recente indagine nazionale I.S.P.R.A., la Sardegna non rientra, comunque, fra le regioni dove i Cinghiali hanno causato maggiori danni all’agricoltura.
Ma è il dato dei presunti 1.200 incidenti stradali causati nella sola Sardegna dai Cinghiali ( la notizia si può leggere qui, n.d.r.) che lascia a dir poco perplessi.
Non si ha un dato aggiornato e reso pubblico sugli incidenti stradali causati dai Cinghiali in Sardegna (nel 2014 gli incidenti causati da tutta la fauna selvatica erano stati circa 500).
Diciamo di più, tutto questo appare molto inverosimile.
Infatti, per tutto il territorio nazionale secondo i dati della Polizia stradale, “nel 2022, rispetto al 2021, sono aumentati gli incidenti stradali del 7,4 per cento, che sono stati 69.963 contro i 64.788 dell’anno prima; gli incidenti mortali sono stati 1.345 e le vittime 1.471. Anche questi dati hanno registrato un aumento rispettivamente del 7,5 per cento e del 10,9 per cento”.
Dati in prospettiva confermati dall’ISTAT e dalla triste constatazione che “a livello mondiale gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni”.
Il Rapporto Statistiche sull’incidentalità nei trasporti stradali 2022 (Ministero Infrastrutture e Trasporti) offre un quadro estremamente chiaro sulle cause degli incidenti stradali: i dati del 2021 (ultimi disponibili) parlano di 471 incidenti causati da “animale domestico o selvatico urtato”, pari allo 0,2% dei 197.744 incidenti stradali avvenuti in Italia.
Altro che i 1.200 incidenti causati dai soli Cinghiali nella sola Sardegna!
Nulla in confronto ai 30.478 incidenti causati da “guida distratta o andamento indeciso” (il 15,4%) o ai 28.293 incidenti causati dal mancato rispetto della precedenza o del semaforo (il 14,3%) o ancora 19.706 incidenti causati dalla velocità troppo elevata (il 10%).
Ben il 92,2% degli incidenti stradali avvenuti nel 2021 (cioè 182.294 incidenti) è stato causato da comportamento scorretto del conducente o del pedone.
Gli incidenti stradali sono causati fondamentalmente da distrazioni e velocità troppo elevata, non dai Cinghiali o dai Cervi o dai Criceti.
E tanto meno sarà possibile inventarsi strade più o meno singolari: proprio in questi giorni la Commissione europea ha chiesto conto al Governo Meloni delle assurde norme che prevedono la possibilità di predisporre piani di abbattimento di ogni specie di fauna selvatica in ogni giorno dell’anno e in ogni posto, compresi parchi naturali e centri abitati.
Anche il questo caso il GrIG ha fatto, fa e farà tutto il possibile per salvaguardare efficacemente la fauna selvatica italiana, posta in pericolo da una politica di gestione faunistica che appare sempre più legata a interessi elettoralistici filo-venatori.
Oltre 24 mila cittadini hanno già sottoscritto la petizione contro il Far West venatorio che si vorrebbe realizzare nel Bel Paese».
La petizione No al Far West calibro 12 in Italia si firma qui