Ci vuole poco per tramutare l’acqua in valida alleata. Bastano alcuni accorgimenti e quasi per magia si scacciano traumi che purtroppo attanagliano improvvisamente le esistenze del genere umano.
Colpiscono soprattutto gli annegamenti dei migranti che nei loro viaggi della speranza vengono sopraffatti da un mare ostile. Naufragi che hanno sempre fatto riflettere Manolo Cattari, psicologo dello Sport e presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Albatross. Non ha mai digerito le esternazioni politichesi che recitano il mantra “aiutiamoli a casa loro”; ma è proprio da questa frase che quattro anni fa ha avuto un impulso, da un lato provocatorio, dall’altro foriero di felici intuizioni. Ha pensato alla sua città d’adozione, Sassari, da sempre centro propulsore di integrazioni tra comunità locali ed estere, soprattutto quelle africane. Ha poi disegnato un canale di comunicazione diretto con uno dei tanti settori che caratterizzano le Afriche, nella fattispecie il Senegal, dove potersi interfacciare con la locale Federazione Nuoto e organizzare, con uno staff specializzato italiano, dei corsi di educazione, da svolgersi nei villaggi più decentrati dell’entroterra. Il primo obiettivo è di attrarre tanti giovani affinché non siano più disarmati davanti agli imprevisti che la vita può riservare. Ma dallo scenario sportivo, Cattari ha cominciato a volare ad alta quota prefigurando interazioni molto più intrecciate che assorbissero altri aspetti basilari come l’inclusione e la cooperazione internazionale.
Dopo un lungo periodo di gestazione il progetto Sardinia-Dakar si accinge a diventare realtà perché il 26 gennaio Cattari si recherà nella capitale senegalese per stringere accordi e sviluppare uno scambio transculturale dove la diversità sarà valorizzata con il tramite dell’attività motoria.
Nella sede sassarese della fondazione di Sardegna il moderatore Marco Del Bianco ha tessuto le lodi di Manolo e dell’Associazione Albatross che l’ha appoggiato in tutto e per tutto. Del Bianco, da buon dirigente sportivo e pubblicista, conosce la realtà natatoria italiana come le sue tasche. Ma soprattutto insegna nuoto al corso di laurea in Scienze motorie all’Università di Pavia ed è anche direttore scientifico del corso di perfezionamento in management dello sport. Tra gli autorevoli ospiti anche il papà Roberto Del Bianco: in Sardegna per tenere un corso formativo per allenatori, non è voluto mancare all’appuntamento. Tra i suoi ruoli principali: Consigliere federale della FIN, responsabile Settore Nuoto Squadre Nazionali e Responsabile Area Formazione. Insomma, uno dei maggiori protagonisti dell’imponente ascesa internazionale del nuoto italiano ha voluto plaudire a questa iniziativa che riempie d’orgoglio l’intero movimento. Hanno salutato i presenti il direttore tecnico FIN Cesare Butini e il video analista della FIN Ivo Ferretti.
Non poteva mancare il presidente regionale FIN Danilo Russu, uno dei padri fondatori dell’Albatross e l’Assessora ai lavori pubblici, manutenzioni, gestione del patrimonio e strutture sportive del Comune di Sassari Rosanna Arru: anche la municipalità turritana va fiera di questo modo di esportare i valori sportivi verso le incalcolabili sfaccettature quotidiane. Plaude l’iniziativa pure la vice sindaca e Assessora allo sport del Comune di Porto Torres Simona Fois.
Si sono complimentati con gli ideatori pure il presidente del Corso di laurea in Scienze motorie, sportive e benessere dell’uomo dell’Università di Sassari Pasquale Bandiera e il presidente del Comitato regionale Sardegna Ansmes (Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo) Paolo Poddighe.
In questo primo approccio in Senegal, Cattari sarà accompagnato da Giuseppe Salis, project manager, esperto di progettazione europea e cooperazione internazionale col compito di porre le basi di futuri progetti comuni. La missione, infatti, mira a creare sinergie con gli enti pubblici e le ONG operanti nel territorio, al fine di progettare interventi dove ogni partner possa portare il proprio valore aggiunto.
OBIETTIVI SPECIFICI DELL’INIZIATIVA
• Costruire una partnership internazionale tra i diversi attori;
• Analizzare le necessità ed i bisogni del mondo sportivo senegalese;
• Individuare possibili call di finanziamento per lo sviluppo di progetti congiunti;
• Strutturare un’idea progettuale che possa coinvolgere il settore pubblico e quello privato nel settore dell’educazione e dell’inclusione tramite lo sport;
• Sperimentare nuovi modelli formativi e di empowerment degli allenatori e degli insegnanti in Senegal.
• Potenziare la capacità degli enti che lavorano con e nello sport di portare un cambiamento sociale.
CRONOPROGRAMMA
Soggiorno in Senegal dal 26 gennaio al 3 febbraio
(azione autofinanziata):
26 Gennaio: Arrivo in Senegal.
27 Gennaio: Esperienza di inclusione tramite lo sport in una scuola di un villaggio nei
pressi di Thies;
30 gennaio: Esperienza di inclusione tramite lo sport in una scuola di Saly (esperienza in acqua);
HANNO DETTO
Manolo Cattari: “Mi sono mosso piano, piano, mettendomi in contatto con la Federnuoto senegalese e con l’ambasciata italiana. Ci sono ottime probabilità di interagire con varie ONG del territorio, vorrei costruire un ponte che non esaurisca i suoi effetti in questo viaggio. Al resto ci ha pensato un amico, facendo da tramite con la scuola di un villaggio che conosce molto bene. Ripongo molta fiducia nell’inclusione attraverso lo sport, e quando entrerò in contatto diretto con i bambini proporrò dei giochi di gruppo che qui in Sardegna hanno funzionato. Vorrei che i nostri allenatori di nuoto andassero in Senegal e viceversa, facendola diventare una prassi con scambi costanti e transculturali”.
Danilo Russu: “La chiusura delle piscine a causa del Covid ha lasciato un grande vuoto nei fruitori, a conferma di quanto ho sempre dichiarato in tempi non sospetti. La divulgazione del nuoto come attività di prevenzione e miglioramento della qualità della vita è un mio pallino che porto avanti con immutata ostinazione. La pratica del nuoto è una panacea per le persone con disabilità. Senza tralasciare le potenzialità dell’attività motoria adattata per chi ha problematiche articolari e neurologiche. E poi c’è il nuoto come protezione dall’annegamento che ha in un certo senso dato il là al progetto Sardinia-Dakar”.
Giuseppe Salis: “Sono stato coinvolto dall’Albatross in questa fase del progetto per il follow up progettuale. Abbiamo ravvisato la necessità di dare sostenibilità allo stesso, in modo da non disperdere i risultati ottenuti finora. Il mio ruolo sarà quindi quello di aiutare le parti in causa a progettare ulteriori azioni di intervento in modo da sollevare il livello di intervento e costruire ponti stabili di cooperazione nell’ambito sportivo (e oltre) tra Italia e Senegal”.
Rosanna Arru: “Questo progetto è un vero e proprio moltiplicatore dei valori dello sport: inclusione, socializzazione, cura della salute e del benessere psicofisico, dei giovani così come di tutti coloro che si avvicinano a qualsiasi disciplina sportiva. Riuscire a essere addirittura un ponte, attraverso lo sport e più specificamente il nuoto, tra Italia e Senegal non può che aumentare ulteriormente il pregio di questa iniziativa. Per questo ho accolto con sincero piacere e interesse l’invito a essere qui con voi oggi”.
Simona Fois: “Poter far parte, anche se in maniera marginale, di un progetto così ambizioso è un grande orgoglio per la città che rappresento. I modelli di inclusione che Albatross porta avanti ci rende felici. L’idea di collegarci con l’Africa è il punto cardine di questa missione. Ricorrere allo sport creare una comunità molto più ampia rispetto a quella che ci coinvolge nel quotidiano è non solo un valore aggiunto ma fondamentale in un momento in cui la situazione mondiale ed europea racconta tensioni e guerre. Vorrei che il progetto si allargasse, nel nostro comune disponiamo del centro accoglienza rifugiati che potrebbe ospitare coloro che arrivano sin qui, alcuni anche senza saper nuotare. Mi piacerebbe se i ragazzi fossero inclusi in un progetto sociale di questo tipo.
Roberto Del Bianco: “In questo momento la Federazione si sta muovendo anche in ambito educativo, formativo, tecnico, psicologico. Ma si sta dedicando molto all’inclusione. Sardinia-Dakar è un progetto importantissimo, un impegno caparbio, e non una sfida, che può garantire dei risultati. È chiaro che il sostegno concettuale e sostanziale della FIN e della FINP segnano l’importanza di questo impegno. L’inclusione in questo ambito è fondamentale. Ma prima che ciò avvenga è necessaria l’analisi dell’ambiente e la creazione di codici comunicativi, aspetti basilari quando culture differenti si incontrano. La ricerca di sensibilizzazione, seguita dal graduale coinvolgimento, rappresentano i passaggi successivi. Siamo ansiosi di ricevere i primi segnali che attestino un buon risultato della missione.
Pasquale Bandiera: “È un progetto che vede coinvolte delle persone care al Corso di laurea in scienze motorie perché qualcuno dei fautori insegna da noi, oppure collabora attraverso la FIN Sardegna. È un piacere partecipare anche in maniera indiretta, le esperienze che ne scaturiranno saranno del processo formativo dei nostri studenti. L’acqua è da noi molto considerata, come elemento che caratterizza il nostro territorio; non a caso molte attività che facciamo vengono svolte in ambito acquatico. Trovo cruciale l’elemento inclusivo che puntualizziamo sotto diverse declinazioni, da quelle fisiche a quelle intellettive, e in maniera più ampia puntando sul benessere della persona, in senso lato”.
Paolo Poddighe: “Il progetto sarà utile pure per costruire ponti verso altre attività sportive che possono essere coinvolte a Sassari, città notoriamente prodiga di attività ma anche di dirigenze illuminate. Ritengo che ci siano i requisiti essenziali per creare una cerchia di appassionati senegalesi e sassaresi che attraverso lo sport affineranno l’amicizia e la condivisione di esperienze umane”.
Cesare Butini: “Sono rimasto affascinato da questo progetto, che trasuda scambi proficui con una civiltà che ha tanto da insegnarci. Abbiamo avuto un’estate eccezionale sotto il profilo agonistico nel nuoto e i nostri successi costituiscono un volano nell’avvicinamento dei giovani allo sport. E tale progetto è un veicolo per la crescita personale di ogni individuo.
Ivo Ferretti: “Mi piace l’idea dei fautori del progetto, tendente a portare avanti il tema del reciproco scambio di conoscenze nella nostra disciplina. Sono un fautore della tecnica impostata sulle qualità dell’atleta e ammiro i paralimpici perché dietro le loro eccezionali prestazioni celano dei punti di forza che vanno studiati e approfonditi”.
PILLOLE DI ALBATROSS
Il Progetto AlbatroSS nasce nel 2007 come ASD senza scopo di lucro e svolge attività sportiva dilettantistica con il fine di utilità sociale. Nel 2021 l’Associazione è stata trasformata in Società Sportiva Dilettantistica SRL senza scopo di lucro.
Affiliata alle due Federazioni riconosciute dal CIP, Federazione Italiana Nuoto Paralimpico e Federazione Italiana Nuoto Disabilità Intellettivo Relazionale, promuove la qualità della vita nelle persone portatrici di disabilità. Sviluppa lo sport-terapia utilizzando l’acqua e in particolare la scuola nuoto per compiere un lavoro di rieducazione su più aspetti. Attualmente segue più di 100 persone con disabilità psico-fisica in acqua con istruttori, educatori e fisioterapisti; inoltre accompagna e sostiene nel percorso rieducativo del disabile la sua famiglia attraverso degli incontri periodici con lo psicologo responsabile della struttura.
Tanti i progetti portati avanti in autonomia e in collaborazione con l’Aquatic Team Freedom SSD Srl. Questa sinergia ha portato alla progettazione e realizzazione di interventi di natura sociale in tutto il territorio del Nord Sardegna destinati a popolazioni svantaggiate (disabili psico-fisici, minori e minori coinvolti nel penale) utilizzando lo sport terapia come strategia di intervento.