Sassari. Per andare incontro alle esigenze dei pazienti affetti da diabete mellito, il Policlinico Sassarese aprirà il 14 dicembre l’Ambulatorio per il Piede Diabetico con una giornata dedicata alla prevenzione. Secondo la più recente letteratura, infatti, il 15% di questi malati andrà incontro nell’arco della vita a un’ulcera del piede a rischio infezione. Questa complicanza richiede cure mediche e una tempestiva presa in carico, in quanto, se trascurata, può comportare serie conseguenze e, nei casi più gravi, l’amputazione dell’arto.
Il nuovo servizio potrà contare su un team multidisciplinare composto da Giacomo Clerici, medico esperto nella cura medica e chirurgica del piede diabetico e coordinatore del gruppo di lavoro, Laura Olita, diabetologa del Policlinico Sassarese, e Christine Whisstock, endocrinologa del Centro per il Piede Diabetico del Policlinico Abano di Abano Terme (PD).
In occasione dell’apertura del nuovo ambulatorio, sarà possibile prenotare visite con i professionisti del team della struttura di viale Italia in regime di SSN. È necessario munirsi di impegnativa del medico di medicina generale riportante la dicitura “89.01 visita chirurgica di controllo” – i pazienti diabetici sono esenti e non devono pagare la prestazione – e il quesito diagnostico “sospetto piede diabetico”.
Per informazioni e prenotazioni è possibile chiamare il numero telefonico 079-222777 oppure scrivere alla mail info@policlinicosassari.it.
La patologia
Il diabete è una delle malattie croniche più diffuse nei paesi industrializzati e può causare neuropatia periferica, con perdita di sensibilità al dolore e al calore, e complicanze vascolari agli arti inferiori (arteriopatia diabetica).
“I problemi principali oggi per i diabetici – specifica il dottor Clerici – non sono più quelli legati alla sopravvivenza ma quelli legati alle complicanze croniche del diabete, che danneggiano sia i piccoli vasi arteriosi, come retinopatia, nefropatia, neuropatia, sia i grossi vasi arteriosi. In questi casi si può riscontrare cardiopatia ischemica, arteriopatia degli arti inferiori, arteriopatia dei tronchi sovraortici”.
Alla base della patologia “piede diabetico” vi è la neuropatia sensitivo-motoria. “Essa – spiega la dottoressa Olita – causa insensibilità della cute dei piedi e atrofia dei muscoli. Il risultato di questa condizione è un’alterazione della forma dei piedi che crea aree di conflitto con il suolo e con le calzature”. Su tali aree solitamente si sviluppano ipercheratosi (ispessimento della pelle), che sono meccanismi cutanei di difesa, che, se non vengono rimosse, portano alla lesione della cute.
Nei casi più gravi, l’eventuale presenza di ischemia critica, cioè di una riduzione di afflusso sanguigno causata dall’occlusione di un’arteria, impedisce una rapida guarigione e favorisce l’insorgenza di infezioni. In tal modo, da una lesione si rischia frequentemente di passare alla gangrena, ovvero una necrosi dei tessuti, con conseguenze gravi per il piede e talora per il paziente.
Il fattore “tempo”
“Per prevenire le conseguenze più invalidanti, è fondamentale poter valutare le lesioni nella loro fase precoce – prosegue la dottoressa Whisstock – in modo da mettere in atto il prima possibile gli interventi di correzione dei fattori di rischio e le medicazioni”.
Sia in fase di prevenzione primaria e secondaria sia in fase acuta risulta fondamentale lo scarico delle lesioni. Ciò si può ottenere mediante tutori, calzature da medicazione, plantari di fase acuta o calzature predisposte o su misura con ortesi plantari realizzate su calco.
“Il nostro nuovo ambulatorio – spiega Vincenzo Dettori, direttore amministrativo del Policlinico Sassarese – intende offrire una presa in carico multidisciplinare a questi pazienti a elevata fragilità e a rischio di complicanze altamente invalidanti che può contare anche sull’esperienza e le competenze del Centro per il Piede Diabetico del Policlinico Abano, realtà di rilievo nazionale. È necessario intercettare questo bisogno e rendere disponibile un servizio di prossimità che possa intervenire per evitare le conseguenze più gravi. Sarà poi fondamentale creare sinergie anche con le associazioni di riferimento sul territorio. Un modo, questo, anche per orientare al meglio chi ne ha bisogno e i loro care-giver”.