Continuano a sfornare pane ma a causa dei rincari delle materie prime e dell’energia faticano a far quadrare i conti o lavorano in perdita.
Sono i panificatori sardi che denunciano il calo delle vendite di rosette, michette, civraxiu e moddizzosu conseguenza del fatto che le persone comprano lo stretto necessario e cominciano a limitare gli sprechi scegliendo sempre più pezzature di pane da un chilogrammo, al posto della consueta forma da mezzo chilo, da consumare non solo nel giorno stesso, ma anche nei successivi.
Quello della panificazione è un settore fondamentale per l’alimentare isolano. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat, ogni giorno si sfornano oltre 100mila tonnellate di pane fresco per oltre 800 i tipi di prodotto. Per ciò che riguarda i consumi, sono 730.510 le famiglie sarde che in media spendono ogni mese circa 21 euro per infarinati, insemolati ma anche per schiacciatine, baguette, bananine e lingue senza dimenticare il pane alla ricotta o quello con le olive. Partendo da questo dato è possibile stimare che in media la spesa annua sostenuta da tutte le famiglie dell’Isola per l’acquisto di pane ammonta a 186 milioni di euro.
E la raffigurazione di questa pesante difficoltà è raffigurata dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha rielaborato il risultato di una indagine UnionCamere sull’inflazione sui prodotti che vengono utilizzati per la lavorazione di pane e paste.
Gli ultimi dati dicono che se la farina è aumentata del 33,8% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e dello 0,8% tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022, il prezzo del pane, quindi del prodotto finito, è cresciuto di meno della metà e quindi del 16% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e dello 0,8% tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022. Ma per lavorare le pagnotte occorrono, solo per fare degli esempi, anche l’olio EVO (cresciuto del 29%), quello di oliva (+43,6%) di semi vari (+16,6%), burro (+23,5%) e lo zucchero (+19,4%).
“Le imprese della panificazione – sottolinea Confartigianato Imprese Sardegna – producono beni di prima necessità la cui distribuzione non può essere messa a repentaglio, pena il rischio di gravi ripercussioni sulla tenuta sociale. Ingiusto far mancare il pane alla popolazione”.
“Per questa ragione – rimarca l’Associazione Artigiana – chiediamo interventi specifici per far fronte ai rincari di farina, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari. Nell’Isola ci sono 800 imprese, con oltre 2.400 addetti, che da oltre due anni stanno affrontando una situazione di fortissima instabilità che ha messo a dura prova la tenuta delle produzioni e a rischio la qualità delle produzioni alimentari, simbolo della nostra Isola. Senza interventi mirati e immediati il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto venire a mancare dalle tavole sarde e italiane ”.
Per tentare di contrastare questa grave situazione gli imprenditori dell’arte bianca di Confartigianato Imprese Sardegna hanno aderito ad un tavolo di coordinamento nazionale delle Associazioni dei
Panificatori per scrivere al Ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, e chiedere di dare più forza e sintesi alle richieste della categoria, condensate in 4 punti:
– L’incremento del credito di imposta previsto per le imprese ad alta intensità energetica, che per i panificatori artigiani dovrebbe essere elevato al 50%, con estensione a tutto il 1° quadrimestre 2023 ed applicazione dell’obbligo per i fornitori di uno sconto immediato in bolletta “ove richiesto” pari al credito d’imposta spettante a fronte di una automatica cessione dello stesso;
– L’intervento sulle norme relative al distacco delle forniture, individuando una moratoria che salvaguardi la continuità della produzione, stabilendo il pagamento di almeno il 20% della fattura che inibisca il distacco;
– L’intervento sul trattamento fiscale del lavoro notturno caratteristico nelle imprese di panificazione artigiana, al fine di contenere il costo del lavoro e contestualmente la capacità produttiva di pane fresco;
– Il riconoscimento alle imprese del settore della qualifica di operatori svolgenti lavoro usurante.
Per sostenere le ragioni delle richieste come sopra avanzate, le Associazioni de panificatori hanno anche chiesto un Tavolo di confronto presso il Ministero, anche per avviare un monitoraggio serrato dell’andamento dei costi energetici e delle materie prime, e per prevenire situazioni critiche che rischiano di creare notevoli tensioni sociali tra la popolazione.
“Inoltre, ritoccare ulteriormente al rialzo il prezzo del pane risulterebbe impossibile in quanto diventerebbe “fuori mercato” rispetto alla concorrenza della grande distribuzione – conclude
Confartigianato Sardegna – ed è chiaro che la questione del “caro bollette” vada affrontata principalmente a livello nazionale e in sede europea. Sarebbe invece opportuno che il settore venisse sostenuto con misure concrete per efficientarsi dal punto di vista energetico e per venire incontro a queste realtà che rappresentano la tradizione, l’identità dei nostri territori, che tengono in vita i nostri centri storici, che trasmettono il sapere artigiano di generazione in generazione”.