I processo di produzione industriale hanno beneficiato notevolmente dell’evoluzione tecnologica, in grado di offrire soluzioni sempre più sofisticate per l’ottimizzazione dei cicli produttivi. In particolare, l’automazione è il tratto che maggiormente caratterizza i moderni processi di produzione in ambito industriale; essa è finalizzata all’ottimizzazione delle risorse tecnologiche e dei tempi di lavorazione, attraverso un impiego estensivo di dispositivi e apparati integrati e interconnessi tra loro.
Cosa si intende per automazione industriale
A grandi linee, è possibile definire l’automazione industriale come una strategia che prevede l’implementazione di soluzioni tecnologiche di vario tipo (meccaniche, elettroniche e digitali) e integrate tra loro allo scopo di ottimizzare le diverse fasi dei cicli di produzione e trasformazione di un dato prodotto. In altre parole, un modello produttivo più o meno complesso che fa leva principalmente a macchinari elettroattuati o controllati da un programma specifico anziché fare ricorso alla forza lavoro di tecnici e operai. Nel contesto di una realtà industriale altamente automatizzata, infatti, il contributo umano è spesso limitato a poche funzioni, ossia l’attivazione e la supervisione degli apparati e dei sistemi di produzione.
L’elettricità statica in ambito industriale: perché è un problema
Come è facile intuire, alcuni aspetti tecnici dell’automazione industriale possono presentare specifiche criticità; va tenuto conto, infatti, di come gli apparati meccanici e i device digitali siano alimentati dall’energia elettrica. Di conseguenza, è possibile che si verifichino fenomeni legati alla formazione di cariche elettrostatiche le quali possono causare diversi problemi, tanti ai macchinari quando al personale addetto alla gestione ed alla supervisione degli stessi.
Si parla di elettricità statica quando due oggetti si ‘caricano’, ossia assumono una carica elettrica (laddove, di norma, sono elettricamente neutri). Questo fenomeno è dovuto a diverse cause, per lo più di natura ‘esterna’ agli oggetti, come ad esempio sollecitazioni, contatti o aumento dell’umidità e della temperatura.
Un accumulo eccessivo di cariche elettrostatiche può provocare guasti e malfunzionamenti ai macchinari oppure causare danni ai materiali in lavorazione. Nei casi più gravi, possono verificarsi incendi e infortuni agli addetti ai macchinari a causa delle scosse elettriche. Ecco perché questo aspetto non va sottovalutato, soprattutto all’interno degli impianti altamente automatizzati.
Come limitare le cariche elettrostatiche
La soluzione migliore per arginare il più possibile il fenomeno dell’elettricità statica è rappresentata dalle barre antistatiche (dette anche barre ionizzanti). Questi dispositivi sono in grado di ‘neutralizzare’ le carica elettriche, bilanciando gli squilibri tra ioni positivi e negativi. Ragion per cui, risultano particolarmente utili negli impianti ad elevata automazione specializzati in lavorazioni di precisione dove mantenere la neutralità delle varie componenti è indispensabile per preservare la qualità del prodotto finale.
Naturalmente, per minimizzare i rischi connessi all’accumulo di elettricità statica non va trascurato anche un altro aspetto tecnico, ossia la qualità dei dispositivi che collegano gli impianti di alimentazione ai macchinari. Prese e spinotti devono essere in grado di garantire un adeguato livello di sicurezza ed una gestione ottimale dei flussi di carica elettrica, in base alle caratteristiche tecniche degli apparati utilizzati dall’interno impianto. A tal proposito, è bene quindi optare per prodotti sicuri ed affidabili, come quelli della Schneider Electric, marchio di consolidata tradizione del settore presente sul mercato grazie anche ad e-commerce specializzati come Emmebistore.
Dal punto di vista tecnico, una corretta prevenzione delle cariche elettrostatiche prevede anche l’utilizzo regolare di dispositivi di rilevazione, in grado di segnalare eventuali anomalie. Se individuate per tempo, possono essere risolte più facilmente e, cosa più importante, prevenendo danni alle apparecchiature e infortuni agli addetti. Il voltmetro di superficie, meglio noto come misuratore di carica elettrostatica, è un dispositivo molto comune, in grado di rilevare la quantità di carica e la polarità che caratterizzano una determinata superficie: per questo sono un’ottima risorsa per limitare la formazione di elettricità statica.