Dallo scorso mese di maggio, le Capitanerie di Porto applicano per i pagamenti per le pratiche per le patenti nautiche solo ed esclusivamente la piattaforma PAC, gestita da Poste Italiane. Una misura che secondo la sezione nautica della Confarca (confederazione italiana che rappresenta oltre 2.400 tra scuole e agenzie nautiche) aggrava i costi delle pratiche. “I pagamenti con PagoPa sono per legge accettati da tutti gli enti amministrativi, tranne che dalle capitanerie di porto” denuncia Adolfo D’Angelo, segretario nazionale della sezione nautica della Confarca. “Le nostre perplessità nascono dall’obbligatorietà di tale sistema, escludendo la possibilità dei pagamenti tramite PagoPa che, ricordiamo, sono previsti dalle normative vigenti”.

Un caso singolare, afferma D’Angelo, poiché tale procedura “aumenta il costo delle prestazioni e soprattutto contrasta il principio della semplificazione ideato proprio attraverso i pagamenti PagoPa”. Ad esempio, fa notare il segretario della confederazione, “i pagamenti con PagoPa sono previsti per le Motorizzazioni civili anche in merito al settore delle patenti nautiche, ma non per le Capitanerie”.

“Il sistema di pagamento digitale per le pubbliche amministrazioni non è mai stato adottato dalle Capitanerie – aggiunge ancora D’Angelo – La piattaforma su Poste è privata e costa 1.20 euro in più. Prima i pagamenti venivano eseguiti con bollettini di conti correnti postali, ora sei obbligato ad affidarti ad una piattaforma privata il cui servizio è a pagamento.

A fare da eco alle parole di D’Angelo ci pensa Marco Morana, vice segretario della sezione nautica della Confarca, secondo cui “le amministrazioni pubbliche hanno l’obbligo di adoperare PagoPa in considerazione della centralità a livello nazionale di pagoPA quale piattaforma unica per la gestione degli incassi, rispettando il principio di accentramento”. Infatti, secondo quanto sostenuto nelle FAQ dell’Agenzia per l’Italia Digitale, “Le PA che non hanno ancora attivato tale sistema presentano difformità nel modo di incassare le somme dovute. Con il dl 76 del 2020, laddove si prevedono specifiche sanzioni in caso di ritardo, art 24: «La violazione dell’articolo 64, comma 3-bis e delle disposizioni di cui al presente articolo, costituisce mancato raggiungimento di uno specifico risultato e di un rilevante obiettivo da parte dei dirigenti responsabili delle strutture competenti e comporta la riduzione, non inferiore al 30 per cento della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale dei dirigenti competenti, oltre al divieto di attribuire premi o incentivi nell’ambito delle medesime strutture”.

Non si può permettere che i pagamenti effettuati da utenza privata e professionale verso la Pubblica Amministrazione debbano transitare esclusivamente attraverso un soggetto privato, quale è Poste SPA, anziché con sistema PagoPa che, invece, lascia all’utenza la possibilità di decidere quale vettore utilizzare per i pagamenti verso la P.A., conclude Morana.